Archeologia Viva n. 100 – luglio/agosto 2003
pp. 82-83
Intervista di Giulia e Piero Pruneti
«Non credo che la storia abbia un senso dall’inizio alla fine ma non credo neppure che non ce l’abbia»
«Forse occorre ragionare per segmenti»
«Mi affascina la teoria della caduta in Kant e Pascal»
«L’esame dei fatti non consente illusioni ma nell’uomo esiste una contraddizione di fondo che ci può salvare»
Iniziamo da questo numero la prima delle interviste a storici e pensatori del nostro tempo che hanno per oggetto il passato dell’uomo e la stessa disciplina storica come strumento di comprensione della dinamica umana attraverso i secoli.
Sergio Givone è nato a Buronzo (Vercelli) nel 1944. Ha studiato filosofia a Torino, dove si è laureato con Luigi Pareyson. Ha insegnato nelle università di Perugia e Torino. Attualmente è professore ordinario di Estetica all’Università di Firenze.
Professore, lei crede nella storia?
«Cerco di capire cosa nasconde una domanda in apparenza così semplice… Per lo storico la storia è tutto meno che un oggetto di fede. Certo, la storia proviene da credenze, concezioni del mondo che trovano radici nel mito, ma noi la studiamo così come ci appare sulla base dei fatti.
La storia è il tentativo di ricostruire il passato su base documentaria. “Credere nella storia” è affermare che abbia un senso. Ritenere cioè che non sia soltanto collezione di eventi, ma che tra questi ci sia un senso profondo, un movimento verso un fine e non solo una fine. La storia può essere oggetto di fede. Ma attenzione: non ho ancora risposto» […]