Archeologia Viva n. 100 – luglio/agosto 2003
pp. 54-71
di Massimo Becattini, Giovannangelo Camporeale, Fabio Martini, Guido Vannini, Sergio Rinaldi Tufi e Mariella Zoppi
La terra dei “maledetti toscani” celebre per gli Etruschi e il Rinascimento offre in realtà una lunga serie di stratificazioni culturali che senza soluzione di continuità parte dai più lontani tempi preistorici
Alla luce di plurisecolari scoperte documentate in un’ampia rete di musei e parchi archeologici è possibile ripercorrere le vicende che hanno costruito il volto di una regione fondante per l’intera civiltà europea
L’identità regionale della Toscana è legata a fattori geografici, ma, in misura ben maggiore, alle vicende storiche. I confini politico-amministrativi, ben definiti a ovest per la presenza del mare e, per buona parte dell’interno dall’Appennino, in altre aree, come quella meridionale, non hanno mai coinciso con quelli fisici.
Inoltre, alcune zone della Romagna sono tuttora comprese entro la provincia di Firenze, mentre i territori geograficamente marchigiani di Sestino e Badia Tedalda sono parte della provincia di Arezzo, quali residui di conquiste operate tra il Trecento e il Quattrocento dalla Repubblica fiorentina per assicurarsi il controllo di alcuni passi appenninici.
D’altronde, anche una parte della Toscana nordoccidentale (la Lunigiana, cioè la valle del Magra) è appartenuta, fino al 1859, al ducato di Modena. Il processo di unità regionale, che abbiamo visto avviato tra fine XIV e inizi XV secolo dalle conquiste di Firenze nella parte nord e nordoccidentale della regione e da quelle senesi in tutta la parte sudoccidentale, si concretizzò con la conquista della stessa Repubblica di Siena a opera di Cosimo I de’ Medici nel 1555, anche se il ducato (poi granducato) mediceo non arrivò mai a comprendere la regione nei confini attuali. […]