Arte aborigena australiana: la tutela negata Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 98 – marzo/aprile 2003
pp. 82-86

di Robert Bednarik e Dario Seglie

Dopo il massacro la distruzione della memoria: la stessa isola di Murujuga che un secolo e mezzo fa vide lo sterminio degli Yaburara è ora oggetto di un piano di industrializzazione inconciliabile con le necessità di salvaguardia di uno dei più ricchi complessi mondiali di arte rupestre

L’arcipelago di Dampier, nella regione di Pilbara, Nordovest dell’Australia, presenta la massima concentrazione di incisioni rupestri del mondo (si stima fino a oltre un milione di raffigurazioni), insieme a una consistente serie di ortostati monumentali, simili ai megaliti europei. Questa eccezionale galleria di arte preistorica, opera delle popolazioni aborigene, costituisce il più grande patrimonio culturale australiano. La principale concentrazione di petroglifi si trova a Murujuga, questo è l’originario nome aborigeno; il governo locale ha ribattezzato l’isola col nome di Burrup. Nell’arte rupestre, ad esempio, vi troviamo rappresentata la Tigre della Tasmania, un marsupiale estinto da millenni nei principali territori australiani di terraferma, ma che fu sterminato dai coloni britannici in Tasmania solo negli anni Trenta del secolo scorso.

Ormai è vandalismo di Stato. Gli aborigeni di Murujuga, il clan Yaburara, nel 1868 subirono un eccidio noto come “Massacro di Flying Foam”. Fino a oggi il governo dell’Australia Occidentale (Western Australia) non ha restituito i siti d’arte rupestre ai discendenti dei superstiti, che sono ancora in causa per riavere i propri tradizionali luoghi di culto. Anzi, la piccola isola di Murujuga sta subendo una vera e propria devastazione per l’insediamento di numerose industrie, mentre i piani per lo sviluppo economico della regione prevedono l’ulteriore allargamento del complesso industriale, con il trentotto per cento delle terre messo a disposizione dei futuri impianti petrolchimici.

Per capire la gravità di questo vero e proprio vandalismo di Stato bisogna considerare che la regione di Dampier è una delle meno popolate del mondo, con ampi territori completamente disabitati. L’isola di Murujuga non possiede riserve minerali, né petrolio o gas. La sua vera unica “ricchezza” sono le vaste superfici di roccia istoriate. Due recenti studi (vedi in bibliografia) hanno documentato l’incuria e la distruzione dell’arte rupestre di Murujuga. Al tasso attuale di inquinamento atmosferico molti petroglifi spariranno nella seconda metà del XXI secolo; se poi le emissioni di gas acidi aumenteranno a causa dei nuovi insediamenti industriali, il processo di degrado della patina, dalla quale dipende la conservazione dei petroglifi, sarà molto più accelerato ed entro una ventina d’anni la maggior parte delle incisioni sarà andata perduta. […]