Le Domus dell’Ortaglia. Nelle case di Brescia romana Romani in Lombardia

Archeologia Viva n. 98 – marzo/aprile 2003
pp. 18-33

a cura di Francesca Morandini

L’area del monastero longobardo di Santa Giulia ha conservato intatti i suoi tesori archeologici che a ogni campagna di ricerche vanno ad arricchire i percorsi della memoria
Grazie agli ultimi rinvenimenti il Museo della Città si proietta ora verso l’esterno con un’intera zona archeologica che consente di entrare negli ambienti di due ricche dimore romane

Pur vivendo in un Paese ben dotato di beni culturali, non capita spesso di passare dalle sale di un museo direttamente all’interno di due ricche abitazioni di età romana (domus), percepirne le dimensioni, comprenderne il lungo arco di vita, apprezzarne i mosaici e le pareti affrescate. Succede a Brescia. A seguito di recenti scavi, che hanno ampliato un’area archeologica già nota dalla fine degli anni Sessanta, altri mille metri quadrati di testimonianze vengono annessi al Museo della Città, andando ad arricchire uno speciale insieme di percorsi, reperti, opere d’arte, chiese e chiostri, lungo i quali corre la storia, dal III millennio a.C. sino al nostro Ottocento. Tutto questo all’interno di un vasto complesso monastico, il monastero di Santa Giulia, fondato nel 753 nientemeno che da Desiderio, ultimo re del popolo longobardo, e dalla moglie Ansa. Le due nuove domus sono tornate in luce nell’Ortaglia, l’antico hortus delle monache. Da cui il nome di Domus dell’Ortaglia con cui sono state inserite nell’itinerario museale.

Le domus rinvenute nell’Ortaglia di Santa Giulia facevano parte dei quartieri nordorientali di Brixia romana, situati tra l’area monumentale del foro e la cinta muraria edificata in età augustea (fine I sec. a.C.-inizi I sec. d.C.). È la parte di Brescia in cui meglio si sono conservate le testimonianze delle abitazioni della città antica; infatti la costruzione, a partire dal 753, del monastero ha sottratto quest’area alle dinamiche costruttive tipiche dei centri urbani a continuità edilizia, sigillando la situazione appunto alla metà dell’VIII secolo. […]