Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 98 – marzo/aprile 2003

di Piero Pruneti

Non c’è che dire. L’Egitto imperversa. Tre grandi mostre in contemporanea, a Venezia, a Milano, a Torino, propongono il Paese del Nilo da angolature diverse, riuscendo a evitare sovrapposizioni – tanto sono vasti la materia e i reperti disponibili – con la consulenza dei nostri migliori esperti. Si possono visitare tanti Paesi del mondo, ma l’Egitto non si può evitare. Su questo sono sempre stati d’accordo i viaggiatori, di ieri e di oggi… L’Egitto fa la parte del leone anche in questo numero della rivista, mentre un’autorevole eco di quanto succede all’ombra delle piramidi è in programma al nostro incontro fiorentino del 16 marzo. In effetti, nessuna civiltà antica riesce ad appassionare un numero così elevato e “trasversale” (per cultura, età, collocazione geografica) di persone.

Sembra che l’Egitto esprima nel modo più diretto l’universalità del messaggio archeologico con quella sua parabola storica lunghissima, che ci prospetta un inizio e una fine e, al tempo stesso, l’illusione dell’eternità (dove finisce l’Egitto e comincia la metafora?). L’umanità ha uno spezzone radicale troppo importante di sé nella terra dei faraoni per non rimanerne ammaliata. Se volete, possiamo arginare la retorica con una considerazione molto materiale: è vero che, nonostante tutto (la funzionalità del sistema dinastico, la potenza delle divinità), la fortuna dell’Egitto “dopo l’Egitto” sarebbe ben più misurata se i faraoni avessero affidato l’immagine del proprio potere e la speranza di durare nei “milioni di anni” ai mattoni crudi, come ad esempio successe ai loro più “sfortunati” colleghi mesopotamici, anziché al calcare, al granito, al basalto, cioè a materiali insignificanti per i tempi geologici, ma abbastanza efficaci, in durezza e durata, per le lunghezze del genere umano.

Qualcuno obietterà che comunque gli Egiziani hanno avuto i materiali da costruzione che si sono meritati e che non bastano ricche cave di pietre a creare una grande civiltà. Vi lascio quindi leggere in pace il lungo e lucidissimo articolo, dal fragrante sapore d’Egitto, che Francesco Tiradritti ci ha inviato, lavorando – per rispettare i tempi di pubblicazione – di notte “sotto la tenda”, quella della sua missione annuale a Tebe, nella tomba di Harwa… E poi vediamoci al nostro quarto incontro nazionale: sapete che i lettori di «Archeologia Viva – Storia» sono particolarmente attesi.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”