Golasecca e la necropoli del Monsorino Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 97 – gennaio/febbraio 2003
pp. 74-76

a cura di Piero Pruneti

In Lombardia sulle rive del Ticino presso il moderno centro abitato famoso per la cultura protostorica a cui ha dato il nome è ora visitabile una delle prime necropoli scoperte

A Golasecca, in provincia di Varese, è stata inaugurata l’area archeologica del Monsorino. Si tratta di una necropoli della cultura protostorica che ha preso il nome proprio dalla località dove avvennero i primi ritrovamenti di urne… “golasecchiane”. Nel 2001 l’area è stata acquisita dal Ministero dei beni culturali e ora è aperta al pubblico grazie all’impegno della Soprintendenza ai Beni archeologici della Lombardia, del Comune di Golasecca e dell’Ente Parco del Ticino.

L’area archeologica del Monsorino, sulle colline moreniche prospicienti il Ticino a valle del lago Maggiore, fu individuata per la prima volta nel XIX secolo dall’abate Giovan Battista Giani (1788-1857), eminente studioso nativo di Golasecca, che tuttavia interpretò erroneamente i cromlech come basi di tende di un accampamento romano all’epoca della seconda guerra punica. Nel 1870 il preistorico lombardo Pompeo Castelfranco intraprese una vasta indagine scavando oltre centotrenta tombe e individuando decine di cromlech sulle sponde del Ticino. Molto tempo dopo, nel 1965, furono intraprese dalla Società Gallaratese di Studi Patri, sotto la direzione di Angelo Mira Bonomi, opere di scavo e ripristino. I cromlech tuttora visibili al Monsorino sono datati tra fine VIII e fine VII sec. a.C. Nell’area recintata, ora di proprietà demaniale, sono conservati tre cromlech (il diametro dei circoli oscilla tra cinque e nove metri; al loro interno e all’esterno sono state individuate tombe a cremazione) e due corridoi rettangolari (allée).

In anni recenti la Soprintendenza archeologica della Lombardia ha realizzato nel pianoro sottostante il Monsorino alcuni scavi stratigrafici mettendo in luce quarantacinque tombe, riunite in piccoli gruppi forse relativi a nuclei familiari. La necropoli fu utilizzata tra metà VII e fine VI sec. a.C. L’analisi dei carboni ha dimostrato che per il rogo funebre erano stati impiegati legni di quercia, olmo, frassino e faggio. Le indagini osteologiche ci dicono invece che le ossa da porre nella tomba erano state selezionate, forse per motivi rituali. […]