Ferento: civitas splendidissima Romanità e Medioevo in Etruria meridionale

Archeologia Viva n. 97 – gennaio/febbraio 2003
pp. 48-59

di Paolo Gull

Sorta fra la Cassia e la valle del Tevere distrutta nel Medioevo dalla vicina Viterbo la bella Ferento giocò un ruolo strategico nella Tuscia d’età romana e in seguito nel controllo del confine longobardo-bizantino
Sul vasto pianoro tufaceo è ora all’opera l’ateneo viterbese che ha adottato questo prestigioso sito dell’Etruria meridionale

Otto chilometri a nordest di Viterbo, su una piana tufacea estesa una trentina di ettari, affacciate in modo spettacolare sui torrenti Vezzarella e Acquarossa, le rovine di Ferento sono lì a testimoniare una lunga vicenda urbanistica, iniziata nel cuore di una Tuscia ormai in fase avanzata di romanizzazione e finita bruscamente nel Medioevo. Una storia che sembrava priva di sorprese e che invece è ancora in gran parte da scrivere.

I resti monumentali visibili, frutto principalmente degli scavi condotti nel corso del XX secolo, non sono che una minima parte di quelli che si conservano sotto il manto erboso del pianoro, ma bastano a dare un’idea dell’importanza della città in età romana e medievale. Questa era attraversata per tutta la sua estensione da una strada basolata, la Via Ferentiensis, un’arteria trasversale che dalla vicina Cassia conduceva verso ovest alla valle del Tevere e che, passando per Ferento, ne costituiva il decumano.

I monumenti in vista, oggi compresi nel parco archeologico aperto al pubblico, sono il teatro, già oggetto agli inizi del Cinquecento degli schizzi di celebri architetti, restaurato nel 1928, e le terme, scavate ai primi del Novecento. Essi sono indizio di una vasta area pubblica che in età romana si affacciava sul decumano stesso. Numerose strutture medievali, molte appena affioranti, sono visibili nei terreni esterni al parco, ancora destinati a pascolo. […]