Roma di marmo: i colori dell’Impero Fascino dell'Urbe

Archeologia Viva n. 97 – gennaio/febbraio 2003
pp. 26-47

di Fabrizio Paolucci

Il potere e il fasto dell’impero trovarono massima visibilità nei marmi di ogni colore che a Roma e in tantissime altre città coprirono i luoghi pubblici e le residenze private
L’estrazione e il trasporto di una tale quantità di materiali per l’architettura e la scultura sono anche una prova dell’incredibile forza organizzativa dello Stato romano

Passeggiando, quando capita, nella selva di colonne dei Fori romani o del Palatino, si è portati, inevitabilmente, ad ammirare l’eleganza e l’audacia delle soluzioni architettoniche, la finezza delle decorazioni, magari senza pensare a quale immenso sforzo organizzativo e amministrativo sia stato necessario per la realizzazione di simili complessi.

Eppure, se consideriamo che quelle colonne, alte oltre dodici metri, pesanti centinaia di tonnellate, furono realizzate in marmi provenienti dall’Egitto, dalla Grecia o dall’Asia Minore, è inevitabile chiedersi come sia stato possibile trasportare simili pesi per migliaia di chilometri, e in tale quantità, disponendo di una tecnologia ancora solo fondata sulla forza umana e animale. E se alle colonne aggiungiamo le trabeazioni, i rivestimenti, nonché la folla di statue che ornava le nicchie e i portici di ogni grande complesso pubblico romano, si intuisce la montagna di marmo che ogni anno affluiva a Roma da ogni parte dell’impero per soddisfare le esigenze di un mercato sempre più avido di un materiale ormai legato indissolubilmente al concetto di lusso e potenza. […]