Rumore e traffico in città: un problema di sempre Vita da Romani

Archeologia Viva n. 96 – novembre/dicembre 2002
pp. 86-89

di Fabrizio Paolucci

Già in epoca romana il problema del traffico congestionato era una realtà: per risolverlo si misero in atto soluzioni drastiche e per molti versi ancora oggi esemplari

Siamo portati a immaginare le città del mondo antico come luoghi ideali, dove l’uomo, libero da stress, viveva in armonia con l’ambiente. Ma se teniamo presenti le testimonianze antiche, questo si rivela un luogo comune, falso come tanti altri. Ad esempio, chi mai penserebbe che il traffico veicolare, l’inquinamento acustico da esso derivato e il problema del parcheggio costituissero un problema per la vita del romano medio di duemila anni fa? Invece, proprio queste “emergenze”, che, d’istinto, giudicheremmo esclusive della società industriale, erano talmente sentite che, oltre a divenire un topos letterario ricorrente, giustificarono interventi normativi mirati.

Già nel 45 a.C. Giulio Cesare emanò la legge Iulia municipalis con la quale si proibiva la circolazione veicolare entro le mura di Roma dal sorgere del sole sino all’ora decima (circa le cinque del pomeriggio). L’obbligo, che prevedeva quali uniche eccezioni il transito di carri per il trasporto di materiali da costruzione e per la rimozione dei rifiuti, non solo venne riconfermato dai successori di Cesare, ma fu addirittura esteso a tutte le città d’Italia dall’imperatore Claudio (41-54 d.C.), con un editto che stabilì che «i viaggiatori non possono transitare per le città italiane se non a piedi, a cavallo, o in portantina». Le ragioni di un simile rigore normativo – che fa impallidire i blandi divieti delle zone a traffico limitato contemporanee – si spiega facilmente pensando a quale potesse essere la situazione di una metropoli come Roma, le cui strade, strette, tortuose e non sempre lastricate, erano percorse ogni giorno da migliaia di carri che trasportavano tutto il necessario al sostentamento di una città di un milione di abitanti. Se si fosse consentito il passaggio diurno dei carri, le strade, già stracolme di una folla di pedoni e animali, si sarebbero definitivamente intasate provocando il tracollo economico dell’Urbe. […]