Maledette quelle malattie… La voce della storia

Archeologia Viva n. 96 – novembre/dicembre 2002
p. 84

di Jacques Le Goff

Da sempre i flagelli sono stati avvertiti come punizione del comportamento dei singoli o di intere società
Anche il cristianesimo non si è sottratto a questa filosofia del male cercando nel peccato originale e nelle colpe che ne conseguono la ragione delle sofferenze più crudeli

A partire dal Medioevo, le società occidentali sono state colpite da terribili malattie simboliche che a lungo ne hanno dominato l’immaginario da un punto di vista sia biologico che psicologico prima del sopraggiungere di un nuovo flagello ossessivo. Tali malattie sono caratterizzate dalla repentinità con cui si manifestano (o si diffondono), dall’oscurità relativa alla loro eziologia (il complesso sistematico delle cause e del loro meccanismo d’azione – ndr), dall’impossibilità di trovare una cura e il più delle volte dall’elevata mortalità da esse provocata, dalla loro impressionante sintomatologia e dal fatto che, per spiegarle, si chiamino in causa fattori religiosi e morali.

È proprio questa commistione tra male fisico e male morale a conferire a queste malattie il loro carattere terrificante, prodotto dall’incontro fra congiunture biologiche collettive e cristianesimo. Il che rende comprensibile come – in quanto malattie simboliche – abbiano fatto la loro comparsa nel Medioevo. Sono infatti spiegate e avvertite come la conseguenza del peccato. All’orrore corporeo si aggiunge dunque la repulsione religiosa: la colpevolizzazione dei malati e, da un punto di vista collettivo, della società in cui essi vivono, conferisce alle loro sofferenze un carattere di intollerabilità. […]