Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 96 – novembre/dicembre 2002

di Piero Pruneti

Il lungo articolo su Cuma curato da Giovanna Greco che proponiamo in questo numero richiama la nostra attenzione su un territorio – i Campi Flegrei – fra i più coinvolgenti della Penisola. Sotto molteplici aspetti, non ultimo quello della valorizzazione in atto delle risorse storico archeologiche e ambientali. Si tratta di una regione particolarissima: per la portuosità della costa, la fertilità dei suoli, la stravaganza dei fenomeni vulcanici, l’ammaliante bellezza del paesaggio. Tanti elementi che resero famosi i Campi Flegrei fra i popoli mediterranei richiamando i primi coloni Greci in viaggio sulle rotte occidentali.

Da allora – siamo agli inizi dell’VIII sec. a.C. – la fortuna (antica) e la sfortuna (medievale, moderna e contemporanea) di questa terra non ha conosciuto limiti. Le indagini archeologiche e l’analisi urbanistica ci dicono che dall’attenta utilizzazione delle potenzialità ambientali nei processi insediativi, soprattutto in età greca e romana, si è arrivati, nell’arco del secolo scorso, a un assalto indiscriminato al territorio, favorito da una delle più alte concentrazioni europee di abitanti per chilometro quadrato come dalla dissennatezza di tante amministrazioni locali e dalla disattenzione dei governi centrali. Non troppo tempo fa i mercantili che sostavano nell’insenatura di Baia aravano con le ancore i muri e i mosaici delle strutture romane sommerse…

Oggi le cose sono cambiate. Si è innestato un processo virtuoso, esemplare a livello nazionale, di recupero e valorizzazione dei Campi Flegrei in tutte le componenti, a partire da quella archeologica, che, essendo grandiosa ed essendo stata particolarmente aggredita, ha guidato la riscossa del territorio. Tanto rimane da fare, ma la rottura con le abitudini di un recente passato appare netta. Sono nati parchi e musei – ne continueremo la presentazione in un prossimo numero – si restaurano interi quartieri, migliora la qualità del mare e quella dei servizi, la gente comincia a credere nelle risorse ambientali e monumentali per il proprio futuro. È un piccolo miracolo italiano che in Campania ha visto scendere in campo le università, le soprintendenze, la Regione, i sindaci, le associazioni culturali, le imprese, i giovani, la parte migliore della società.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”