Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 95 – settembre/ottobre 2002

di Piero Pruneti

Su questo numero abbiamo dedicato un lungo articolo alla battaglia di Qadesh, credo il più circostanziato, a parte il catalogo edito sull’argomento per la mostra in corso all’Archeologico di Firenze, fra i testi finora apparsi sul celebre evento. Ne sono grato agli autori che hanno messo a disposizione di «Archeologia Viva» gli esiti delle loro ricerche. Qadesh è un nome magico dell’egittologia. Il più longevo e celebrato dei faraoni, Ramesse II, costruì su questa vicenda – manipolandone l’esito a fini di propaganda interna – la propria fortuna personale. Chi visita l’Egitto la trova rappresentata in diversi monumenti famosi e ancora oggi è difficile sottrarsi al senso di grandiosità suprema che emana dalle descrizioni imposte da uno dei protagonisti.

Ricordo un viaggio in Siria con Edda Bresciani, quando la mia amica egittologa affrontò una lunga deviazione in taxi per passare dal presunto luogo della battaglia nella valle dell’Oronte, dove semplicemente si vede una non estesa pianura attraversata da un modesto fiume. Non fu una grande battaglia, nonostante le forze in campo, e non di una vittoria si trattò, bensì di una sconfitta evitata per gli egiziani. Ma dopo oltre tremila anni Qadesh mantiene il suo particolare fascino storico. E leggendo l’articolo se ne scoprono le ragioni. Prima di tutte quella che, nella situazione in cui era venuto a trovarsi, per Ramesse fu davvero un successo, in gran parte dovuto all’indiscutibile acume strategico del giovane faraone, riportare a casa l’esercito e la sua stessa pelle, in difinitiva senza perdite maggiori di quelle inflitte al nemico.

È già passato qualche mese – ma è bene continuare a parlarne – dalla conversione in legge del tanto discusso decreto “taglia deficit” voluto dal ministro Tremonti, con cui si sono spalancate le porte alla vendita dei beni culturali e ambientali ritenuti di scarso interesse. Il problema di fondo – di cui ora ricostruiamo il quadro nella rubrica “Archeologia e diritto” – è dato dal fatto che non si è voluto inserire alcun limite e criterio preciso alle iniziative di vendita in potere del ministro dell’Economia e, davvero, non si arriverà a cedere il Colosseo, ma in teoria si potrebbe farlo. Nella storia del Paese non era mai passato un provvedimento così pericoloso per il nostro patrimonio. In futuro si dovrà per forza abrogarlo, speriamo prima che vengano prodotti danni irreversibili.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”