La donna nascosta del Medioevo La voce della storia

Archeologia Viva n. 94 – luglio/agosto 2002
p. 77

di Jacques Le Goff

Dominavano gli uomini nella sfera civile e religiosa ma sbaglieremmo a ritenere la società medievale statica e buia per la condizione e l’immagine femminile

Sarebbe poco rispondente alla realtà, ridurre a un unico tipo la diversità della condizione femminile nel Medioevo. Ci sono regine, contadine, religiose e prostitute. Con le eccezioni della vergine e della santa, la donna è un essere di secondaria importanza e per giunta pericoloso. Ma persino per una religiosa, il riconoscimento della santità è più difficile da ottenersi che per un uomo. Per il cristianesimo, la donna ha un modello: Eva. È fatta da un’umile parte del corpo di Adamo – una costola – e nella sciagurata avventura del peccato originale e della caduta è sedotta e al tempo stesso seduttrice. La società medievale è una società di uomini, preti, guerrieri, lavoratori e soprattutto contadini costretti a dure fatiche. La donna è solo la loro aiutante: fila, mentre generalmente è l’uomo che tesse.

Chiesa: un potere al maschile. Georges Duby ha definito quest’epoca un «Medioevo maschio». Se nell’Alto Medioevo le monache e specialmente le badesse, come Ildegarda di Bingen, possono raggiungere grande prestigio, nel XII e XIII secolo, quando i nuovi frati degli ordini mendicanti, francescani e domenicani, escono dai monasteri per vivere nei conventi delle città, le suore restano rinchiuse in clausura dalla diffidenza della chiesa maschile. Ci vuole Chiara, amica di Francesco d’Assisi, per stendere per le consorelle la prima regola monastica che sia stata scritta da una donna. E se alcune sante, come la terziaria francescana Michelina da Pesaro, acquistano un posto privilegiato in certe città italiane, la maggior parte delle suore che vogliono sfuggire al dominio dei frati e dei preti si rifugiano nel misticismo. Solo in linea eccezionale possono raggiungere una posizione di potere come Caterina da Siena o Brigida di Svezia. […]