Archeologia Viva n. 94 – luglio/agosto 2002
di Piero Pruneti
La bellezza di Alba Fucens ci ha stregati. Sfogliando la rivista troverete venti pagine dedicate a quest’antica città romana d’Abruzzo, davvero ammaliante nei vivaci colori della montagna appenninica, sullo sfondo della superba scenografia del Velino. Un cocktail perfetto di efficace conservazione dei monumenti e del paesaggio – non dimentichiamo mai l’indissolubilità del binomio – in un’Italia dove tale armonia di rapporti si è persa da tempo. In un’Italia come poteva essere e non è più. Credo che, al di là della dimensione archeologica, sia questo il motivo per il quale Alba si fa amare. Perché è un luogo intatto, mitico, della memoria. Ma non solo. Per chi sa trarre ammaestramenti dal passato – l’archeologia e la storia non dovrebbero servire anche a questo? – le biancheggianti rovine di Alba e la natura non offesa che le circonda sono anche l’ultimo avvertimento: basta con le distruzioni! Di quanto ci è stato lasciato e che – miracolosamente – ci è pervenuto.
Restando in tema di tutela ambientale, condivido in pieno quanto a p. 76 scrive Erdonio parlando della sorte – forse segnata ormai – della “Venezia” del Sarno, mentre, appunto, un’altra più estesa aggressione è annunciata per quello scrigno di natura, archeologia e arte che è la Maremma fra Cecina e Civitavecchia. Ci rendiamo ben conto del patrimonio che stiamo per annientare? Sull’argomento Maremma torneremo con articoli documentati, ma intanto mettiamoci in guardia. Cerchiamo di ragionare: la scelta non è fra progresso (quanti errori e orrori sono stati commessi sotto questa bandiera!) e sottosviluppo, bensì fra progetti che comportano distruzioni irreversibili e altri che affrontino la creazione di nuove infrastrutture in termini semplicemente più rispettosi di quel nesso di storia e natura – là dove ancora sopravvive – il cui valore ogni giorno di più emerge quale esigenza profonda dell’uomo tecnologico.
Una parola su Erdonio. A partire da questo numero torna nelle pagine di Archeologia Viva questo personaggio ribelle e polemico, che i lettori più attempati ricorderanno dalla vecchia serie della rivista. Gli diamo il benvenuto, scusandoci fin d’ora per la sua natura di schiavo (ognuno nasce come può), incapace di affrontare le questioni con più diplomazia di quella che solitamente dimostra…
Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”