Sui fondali cercando il passato Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 93 – maggio/giugno 2002
pp. 86-89

di Franca Cibecchini

Cinque anni di archeologia subacquea in Italia: al convegno dell’ AIASub è emerso il quadro vivace di una realtà antica che trovava sul mare e nelle acque interne una situazione privilegiata di commerci e vita quotidiana

A distanza di cinque anni dal primo incontro (Anzio 1996), si è svolto a Castiglioncello il 2° “Convegno di archeologia subacquea” organizzato dall’AIASub (Associazione Italiana Archeologi Subacquei) e dal Comune di Rosignano Marittimo (Li), in particolare dal locale Museo civico. Il programma delle relazioni ha spaziato dallo scavo di siti preistorici lacustri agli impianti portuali, dal commercio marittimo antico e dai giacimenti d’anfore e vasellame vario alle ricerche sulla laguna di Venezia; dalle imbarcazioni di età classica alle navi di età moderna, passando per lo scavo dell’unica galea veneziana giunta sino a noi.

Il convegno si è aperto con l’intervento di Annalisa Zarattini (Soprintendenza archeologica del Lazio) relativo alle indagini subacquee sul villaggio detto “delle Macine”. L’abitato, risalente al Bronzo medio (1700-1600 a.C.) e ritenuto il più importante insediamento palafitticolo di questa età, ha appunto restituito decine di macine di varie dimensioni, insieme ad altri oggetti significativi, quali asce in bronzo, brocche e boccali in ceramica.

Le prospezioni subacquee condotte negli anni 1998 e 2000 a Iasos di Caria, sulla costa dell’Anatolia, presentate da Paola Desantis (Soprintendenza archeologica dell’Emilia Romagna ) e Fede Berti (Museo archeologico di Ferrara), hanno localizzato un accumulo di materiali, prevalentemente anfore di tipo “Kos”, databili fra I sec. a.C. e I sec. d.C., interpretabile come carico di un relitto oppure come deposito portuale. Le strutture, ora sommerse, corrispondono a quelle del porto orientale, il più ampio, dell’antico insediamento di Iasos, frequentato dal Neolitico sino all’epoca Bizantina (vedi: AV n. 92).

Tornando in Italia, Marinella Pasquinucci (Università di Pisa) ha presentato una sintesi sulle ricerche relative al porto di Vada Volaterrana, attivo dall’età ellenistica (III-II a.C.) al VII sec. d.C., e al quartiere portuale in corso di scavo in località S. Gaetano di Vada (Rosignano Marittimo – Li), dove in età flavia (I sec. d.C.) venne costruito un quartiere connesso con il vicino porto: al momento sono stati portati in luce due complessi termali, un horreum (magazzino), un probabile macellum (mercato), una fontana monumentale e un edificio a destinazione artigianale.

In località Puntone di Scarlino (Gr) si è invece concluso lo scavo del bacino portuale dell’antico Scabris portus, a cura del Nucleo operativo subacqueo della Soprintendenza archeologica della Toscana e di alcuni archeologi subacquei. L’intervento, occasionato dalla costruzione di un moderno porto turistico e presentato da Sergio Bargagliotti e Franca Cibecchini (AIASub e Università di Pisa), ha messo in luce le varie fasi di frequentazione del bacino. Tra i rinvenimenti si evidenzia un gruppo di anfore greco-italiche (fine III – inizi II sec. a.C.), ceramica da cucina e da mensa molto omogeneo, interpretato come ripulitura del carico di una nave commerciale romana, forse dopo aver effettuato una sosta di scarico nello stesso porto.

Nel porto di Cagliari. In occasione dei lavori di manutenzione per l’ormeggio delle navi a breve distanza dalla banchina di via Roma, alcune ricognizioni hanno portato alla luce un imponente deposito archeologico risparmiato, almeno in parte finora, dai dragaggi. Particolare attenzione alla tutela del giacimento si dovrà porre dunque – ha sottolineato Donatella Salvi (Soprintendenza archeologica di Cagliari) – quando l’attracco delle navi di linea verrà spostato nel porto canale e il porto di via Roma verrà destinato, con operazioni di bonifica, a scopi turistici.

Alcune strutture sommerse nell’insenatura a nord di Egnazia (Brindisi) sono state oggetto di un’approfondita indagine presentata da Rita Auriemma (Università di Lecce). L’antico centro apulo, che conosce varie fasi di occupazione dall’età protostorica al medioevo, appare dotato di strutture portuali databili alla prima età augustea (I sec. a.C.). L’analisi di questi resti ha apportato nuove informazioni sulle tecniche costruttive, che trovano un preciso riscontro con quelle descritte da Vitruvio per i porti romani in cementizio.

Una “carta” vincente per la difesa della laguna. Luigi Fozzati (Soprintendenza archeologica del Veneto) ha presentato gli ultimi avanzamenti della Carta archeologica e l’avvio di una nuova Carta informatizzata per la mappatura del territorio sommerso della laguna di Venezia. La Carta archeologica informatizzata consente di gestire su una base cartografica digitalizzata tutte le informazioni relative ai siti e costituisce il primo esempio in Italia di cartografia archeologica subacquea applicata. […]