Nel quartiere dei vescovi a Canosa di Puglia Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 93 – maggio/giugno 2002
pp. 66-71

di Giuliano Volpe

Le ricerche in corso interessano la collina di San Pietro nel punto in cui si trovava il più antico complesso paleocristiano della città e dove sarebbe stato sepolto il famoso vescovo Sabino

Canosa è uno dei più importanti centri archeologici della Puglia e dell’intera Italia meridionale. Già in epoca preromana (VII-II sec. a.C.) era uno dei più ricchi e potenti insediamenti della Daunia, ma la sua importanza si accrebbe nel corso dell’età romana, tra tarda repubblica e impero (I sec. a.C. – III sec. d.C.) e raggiunse il massimo in età tardoantica (IV-VII sec. d.C.), quando la città diventò sede dei governatori della provincia Apulia et Calabria, assumendo di fatto il ruolo di capoluogo regionale. Canosa acquisì precocemente un ruolo di primo piano anche dal punto di vista religioso, grazie alla presenza di una consistente e vivace comunità cristiana guidata da vescovi potenti, che ritroviamo in importanti concili e impegnati in attività diplomatiche, con incarichi di grande responsabilità soprattutto nei rapporti con l’Oriente. Già alla metà del IV secolo è documentato, con certezza, un vescovo, Stercorio, che prese parte al concilio di Sardica, in Asia Minore; e dopo Stercorio sono noti, fino al VI secolo, almeno altri cinque vescovi, cosicché la cronotassi episcopale canosina, cioè la lista dei vescovi noti, è una delle più ricche fra quelle note finora per le città meridionali.

Il momento di massima importanza la chiesa di Canosa lo raggiunse nel pieno VI secolo con l’autorevole vescovo Sabino, che secondo la tradizione resse la diocesi per oltre un cinquantennio, dal 514 al 566. Amico di san Benedetto, molto vicino ai vari papi succedutisi in quei tormentati decenni (fu, tra l’altro, il periodo dello scontro devastante tra Goti e Bizantini), incaricato di delicate missioni in Oriente, Sabino fu anche molto attivo nella costruzione di edifici di culto nella sua Canosa, come la basilica dei Santi Cosma e Damiano, poi dedicata a San Leucio, il battistero di San Giovanni e la chiesa del Salvatore presso la chiesa della Vergine Maria. I numerosi mattoni con il monogramma di Sabino rinvenuti in vari edifici di culto della città e del territorio (a Canne e Barletta) dimostrano l’ampiezza del programma monumentale di questo vescovo. Restaurator ecclesiarum, ‘promotore della costruzione e del restauro di chiese’, lo definisce un’operetta agiografica degli inizi del IX secolo, la Historia vitae inventionis et translationis s. Sabini episcopi che, narrando gli eventi miracolosi della sua vita e le vicende della scoperta della sua tomba e della traslazione delle reliquie, costituisce la nostra fonte principale di informazioni sul personaggio.

La stessa Historia cita la cattedrale di San Pietro, sede dei vescovi canosini, nella quale Sabino sarebbe stato sepolto: la tomba del santo sarebbe rimasta sconosciuta a lungo, finché nel VII secolo sarebbe stata riscoperta, diventando luogo di pellegrinaggio; più tardi ancora, agli inizi del IX secolo, le reliquie sarebbero state traslate dal vescovo Pietro nella cattedrale canosina, per poi essere ulteriormente trasferite a Bari, ormai divenuta erede dell’antica e potente Canosa nella guida politica, economica e religiosa della terra pugliese. […]