Primo cristianesimo: un volto per Paolo Futuro del passato

Archeologia Viva n. 92 – marzo/aprile 2002
pp. 84-87

di Alberto Castellani

In una grotta presso Efeso dedicata fino dai primi secoli al culto cristiano è stato rinvenuto uno dei più antichi ritratti dell’apostolo Paolo: Archeologia Viva ha intervistato i responsabili della sensazionale scoperta

In occasione dell’ottavo “Simposio di Efeso su S. Giovanni Apostolo”, tenutosi in Turchia a Pamuçak, nei sobborghi di Efeso, e nel corso delle successive indagini archeologiche nel 2001, è stata data notizia di «nuove scoperte nella grotta o chiesa rupestre» posta sulla collina del Bülbül Dag non lontano dal complesso archeologico di Efeso. In particolare si è posto l’accento sulla scoperta di un ciclo di affreschi dedicati al culto di Paolo e Tecla. Di rilievo, soprattutto, il recupero di quella che viene considerata la più antica immagine attribuita all’apostolo Paolo scoperta fino a oggi in Turchia e dipinta tra il IV e VI secolo. In merito abbiamo di recente avvicinato a Vienna i due archeologi che hanno la responsabilità dell’indagine: Friedrich Krinzinger, direttore dell’Istituto archeologico austriaco e degli scavi a Efeso, e Renate Pillinger, titolare della cattedra di Archeologia paleocristiana all’Istituto di Archeologia classica di Vienna.

La grotta si trova a circa ottanta metri sul livello del mare, sul lato nord del Bülbül Dag, la ‘montagna dell’usignolo’. Il sito, per quanto già noto all’archeologia (la prima menzione a cura di studiosi austriaci risale al 1906 e successive indagini vanno riferite agli anni Cinquanta a cura dell’archeologo W. Modrijan dell’Istituto archeologico di Vienna), era rimasto oscurato dalla popolarità della vicina Panaya Kapulu, la ‘casa di Maria’, sulle pendici dello stesso monte. Il luogo ha l’aspetto di una chiesa rupestre, con l’interno formato da due grotte naturali, una grande e una piccola, entrambe rozzamente adattate, e con un vano esterno da cui si gode una splendida vista sull’area portuale di Efeso. Ricorda Renate Pillinger: «La scoperta del volto di Paolo è avvenuta lo scorso autunno, mentre io e il professor Carl Herold, restauratore capo dell’Istituto archeologico austriaco, stavamo lavorando nella grotta. La superficie dura e ruvida del muro che ci stava di fronte sembrava proporre unicamente delle iscrizioni, peraltro già in gran parte decifrate: brevi preghiere, acclamazioni di fedeli di passaggio… A un certo punto ho chiesto a Herold di controllare se nel punto in cui si trova un graffito già noto – ‘Paolo aiuta il tuo servitore Nik…’ – sotto lo strato di calce potesse esserci qualcosa di interessante, in particolare tracce di pittura. È apparsa così la scritta Paulus e, a fianco, il ritratto, un bellissimo ritratto dell’Apostolo delle genti».

L’incontro con i responsabili dell’Istituto austriaco per l’archeologia classica avviene a Vienna, al numero 1 di Franz Klein Gasse. Insieme a Renate Pillinger ci riceve lo stesso direttore degli scavi di Efeso, Friedrich Krinzinger: «È dal 1895 che il mondo archeologico austriaco si interessa a Efeso, a tutta la città, ma con un’attenzione particolare al grande santuario di Artemide. Il merito è del professor Otto Benndorf di Vienna che sul finire dell’Ottocento accolse l’invito di Carl Humann, un altro grande austriaco che allora svolgeva funzioni diplomatiche a Smirne. Benndorf e Humann scelsero la zona di Efeso come luogo principale delle loro ricerche e soltanto tre anni dopo, nel 1898, fondarono il locale Istituto austriaco di archeologia. Così Otto Bendorf fu il pioniere del nostro impegno in Turchia e fu anche il primo, nel 1906, a fare menzione della grotta come luogo di venerazione cristiano. La “grotta di Paolo” è stata certamente un luogo sacro fin dai primi secoli del cristianesimo. Tutta la montagna, a dire il vero, va considerata un’antica meta di pellegrinaggi pagani prima e cristiani poi, se non altro per la presenza di sorgenti ritenute curative». […]