Venezia: San Marco in Boccalama. Due navi sull’isola che non c’è… Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 92 – marzo/aprile 2002
pp. 20-33

di Marco D’Agostino e Stefano Medas

Una pietra miliare nella storia dell’archeologia navale: i fondali della laguna veneta hanno restituito gli scafi di una rascona e di una galea in eccezionale conservazione
Di particolare importanza è il ritrovamento della nave che s’identificò con la potenza marinara della Serenissima finora documentata solo attraverso immagini d’epoca

Il magistrato delle acque di Venezia, tramite il Consorzio Venezia Nuova e di concerto con la Soprintendenza archeologica per il Veneto, ha promosso una serie di iniziative volte a conoscere e tutelare il patrimonio della Laguna, soprattutto per preventivare l’impatto che le grandi opere per la salvaguardia di Venezia e dello stesso ambiente lagunare potrebbero arrecare a quello che si sta rivelando il complesso archeologico sommerso più importante del mondo. Una prima Carta archeologica informatizzata riporta tutti i siti individuati finora.

Nel biennio 1996-97 le verifiche per la realizzazione di tale cartografia hanno portato a un’eccezionale scoperta nell’area, oggi sommersa, dell’isola di San Marco in Boccalama. Si tratta di due relitti navali, interamente celati da un riempimento limoso di risulta e che, proprio per questo, hanno sollevato una serie di problematiche scientifiche. La doppia scoperta si deve a una squadra di operatori subacquei della società Idra di Venezia coordinata all’archeologo Marco D’Agostino, responsabile delle ricognizioni lagunari eseguite per conto del Consorzio Venezia Nuova, e dal tecnico Eros Turchetto.

Subito dopo la scoperta, i due scafi sono stati oggetto di indagini parziali per accertarne natura, datazione e motivi della presenza in un contesto per loro sicuramente anomalo. Limitate sezioni trasversali di scavo hanno consentito di appurare che un relitto era attribuibile a un’imbarcazione da trasporto a fondo piatto, mentre per l’altro relitto si è subito pensato a una galea, date la caratteristica forma allungata dello scafo e la presenza della tipica scassa (dove veniva incastrato il piede dell’albero) nella zona prodiera. Si trattava di una scoperta importantissima: per la prima volta veniva individuato un relitto di galea grazie al quale sarebbe stato possibile conoscere le tecniche costruttive in parte ancora ignote dei proti del celebre arsenale della Serenissima. […]