Archeologia Viva n. 91 – gennaio/febbraio 2002
pp. 56-61
di Maria Ausilia Fadda
Cinquemila anni dai prenuragici dell’età romana: le ricerche condotte nel comune di Irgoli sul versante orientale dell’isola fra il monte Albo e la costa di Orosei hanno messo in rilievo le capacità di controllo e valorizzazione del territorio da parte dei sardi preistorici
Penetrando nel territorio di Irgoli (Nu) dall’accesso vallivo posto alle propaggini del monte Albo (la spettacolare catena calcarea che come un gigante bianco sovrasta un ampio tratto delle Baronie), ci imbattiamo nei resti del nuraghe Litu Ertiche, su un piccolo tacco che emerge da un complesso di spuntoni calcarei, molto tormentati e ricoperti di fitta macchia mediterranea. Si tratta di una costruzione monotorre, realizzata con blocchi disposti a filari regolari nonostante la superficie accidentata del luogo. Dalla statale Nuoro-Siniscola, in corrispondenza del rettilineo di monte Pizzinnu, si scorge la parte frontale del monumento con l’ingresso a oriente, i grossi blocchi dei piedritti e, su un livello più basso, l’imponente rifascio incuneato sugli affioranti rocciosi, che in questo modo si fondono con il paramento murario, in un singolare esempio di mimetizzazione architettonica. Il nuraghe Litu Ertiche controllava le transumanze fra le zone del monte Albo, la piana di Siniscola e l’entroterra del golfo di Orosei. […]