Precolombiani: un impero sul filo… del tessuto Nel mondo degli Inca

Archeologia Viva n. 90 – novembre/dicembre 2001
pp. 54-67

di Laura Laurencich Minelli e Maurizio Biordi

Gli Inca videro nel tessuto l’espressione della capacità dell’uomo di organizzare le forze cosmiche in un sistema unitario e compatto capace di comunicare quella solida struttura piramidale che fu necessaria al “dio Sole in terra” per governare il suo impero

L’impero degli inca, in lingua quechua detto Tahuantinsuyu, è di estremo interesse per gli studiosi di preistoria, anche non americanisti. Pur essendo culturalmente inquadrabile nell’età del Bronzo, il Tahuantinsuyu è giunto fino all’età moderna e ci permette di “vedere”, tramite la penna dei cronisti seicenteschi e i reperti archeologici, com’era ordinato un impero in tempi preistorici. Ne risulta un mondo in cui non l’uomo ma gli dèi, personificati in terra da animali, sono al centro dell’universo. Un uomo che però è obbligato a collaborare con gli dei per mantenere l’equilibrio dell’universo e, grazie a ciò, impedendone la fine. Un uomo che ragionava secondo una sua logica, che potremmo definire olistica e impratica, in quanto legata a categorie di similitudini totalizzanti e perché tesa non tanto a risolvere i problemi pratici degli uomini quanto gli equilibri tra le forze divine.

L’uomo andino, e in particolare il nobile, era ritenuto responsabile del mantenimento dell’equilibrio tra le energie negative scatenate dalle azioni inconsulte degli uomini, le energie spesso positive dei defunti e le forze cosmiche, personificate da divinità e capaci di sviluppare energie costruttive ma anche distruttive. I nobili, e in modo speciale l’Inca, il capo supremo del Tahuantinsuyu, avevano il compito di individuare, momento per momento, lo stato delle divine energie e contribuire a riequilibrarle grazie ai particolari poteri di cui si riteneva fossero dotati l’Inca e la Coya (la moglie ufficiale) e alla loro capacità di suscitare, mediante le preghiere, il lavoro ma anche le guerre e le feste, in quanto essi soli ritenuti capaci di agire come pivot (in pratica da intermediari – ndr) tra uomini e dei. […]