Epicentro Adriatico Croazia tra tarda antichità e Medioevo

Archeologia Viva n. 90 – novembre/dicembre 2001
pp. 34-47

a cura di Piero Pruneti e Fabrizio Paolucci

Come un vulcano in ebollizione fra la fine del V e gli inizi del IX secolo un coacervo di popoli e forze politiche – Bizantini Longobardi Carolingi Avari Croati… – si incontra e si scontra fra l’Adriatico e la pianura fra i Balcani e il Friuli ne esce un quadro complesso e affascinante che ci dà la misura di un grande momento formativo della civiltà europea

Due erano le principali vie di comunicazione tra Oriente e Occidente dell’impero romano: quella che seguiva i grandi fiumi, come il Danubio e i suoi affluenti, e la via del mare. Ma dopo la fine dell’impero romano d’Occidente (476 d.C.) e la conquista da parte degli Àvari dei percorsi fluviali, all’impero d’Oriente restò solo il controllo della rotta marittima dell’Adriatico, che consentiva di raggiungere i territori italiani sfuggiti alla conquista longobarda, e cioè le terre dell’Esarcato intorno a Ravenna e quelle sotto il controllo del Papa: circumnavigando la Grecia, le navi di Bisanzio costeggiavano la Dalmazia e l’Istria fino alle lagune di Grado e Venezia per giungere infine a Ravenna.

Agli inizi del IX secolo, Carlo Magno, dopo aver conquistato l’Italia longobarda (774), dovette quindi scontrarsi, da un lato, con gli Àvari (791-798) per potersi espandere a oriente e, dall’altro, con l’impero bizantino per il controllo dell’alto Adriatico. Da queste guerre il regno degli Àvari uscì distrutto e lo stesso potere di Bisanzio fu ridimensionato. Sotto l’egida dei Carolingi si sviluppò, dalla Dalmazia alla Drava (affluente del Danubio), il principato dei Croati, mentre Venezia pose le basi della propria autonomia. […]