Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 90 – novembre/dicembre 2001

di Piero Pruneti

Certe scansioni del tempo offrono l’occasione di sollevare la testa da quello che stiamo facendo per guardare un po’ indietro e po’ avanti, come chi ha percorso un buon pezzo di strada e altra spera ancora di farne. Sono passati vent’anni dal primo numero di Archeologia Viva, anni che – cari lettori – hanno coinciso con altrettanti della mia esistenza, in cui non è passato giorno che il pensiero dominante non fosse rivolto al modo di essere di queste pagine. Scusate quindi se insisto – prima di riprendere il cammino per il… secondo ventennio – su questa ricorrenza che ci lega. Qualche riferimento temporale: all’epoca, nel 1982, era presidente Sandro Pertini, che già parecchi di voi non hanno conosciuto; molti archeologi, che ricoprono incarichi di rilievo in soprintendenze e università, erano ancora studenti e mi scrivevano per chiedere consigli, anche solo per avere qualche incoraggiamento a intraprendere un lavoro, affascinante sì, ma sempre tutto in salita per i sacrifici che richiede; con tanti di voi abbiamo fatto insieme i capelli bianchi, sempre fedeli al nostro appuntamento… Poi c’è la generazione dei tanti lettori e collaboratori ormai anziani che la passione per l’archeologia ha il potere di avvicinare ai ventenni: lo vedo bene dallo spirito delle telefonate, delle lettere, dal modo in cui vecchi e giovani lavorano fianco a fianco nei cantieri di scavo (corrono insieme sugli iceberg del passato…). In venti anni qualcuno ci ha anche lasciato, nella vita si entra e si esce.

D’altronde, l’archeologia stessa ci rende sensibili all’osservazione del tempo, al formarsi delle realtà – storiche e personali – e al loro estinguersi, e ci rende sensibili al valore della memoria. Gli inizi del III millennio – del secondo ventennio per Archeologia Viva – ci hanno già dato la misura degli avvenimenti con cui l’umanità dovrà confrontarsi nel breve giro di una generazione: i mutamenti climatici, l’uso delle risorse, gli scompensi economici planetari e le grandi migrazioni, il rimescolamento delle razze, l’incontro ravvicinato delle culture, l’avanzare parossistico della scienza e della tecnica. E una domanda assillante – chi siamo? dove andiamo? – che è la ragione della nostra rivista. (Mentre vi scrivo leggo l’ultima e-mail sul mio computer. È di un ragazzo della scuola elementare di Trebisacce, in provincia di Consenza: «Ho sette anni. Come si diventa archeologo?»).

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”