Leponti: scoperta di un popolo Le Alpi prima dei Romani

Archeologia Viva n. 89 – settembre/ottobre 2001
pp. 54-67

di Raffaele C. de Marinis e Simonetta Biaggio Simona

Scopriamo finalmente questo semisconosciuto popolo delle Alpi che ebbe un importante ruolo negli scambi fra Europa continentale e mondo mediterraneo e del quale la moderna ricerca archeologica ci rivela la profonda individualità

I Leponti, chi erano costoro? Se lo chiederà certamente la maggior parte del grande pubblico. Greci, Etruschi, Celti, Iberi, Sciti, Romani, Germani, tutti li conoscono, almeno per nome. I Leponti, invece, sono stati riscoperti solo in tempi recenti dalla moderna ricerca archeologica e sono poco noti al grande pubblico. Le fonti storico letterarie antiche, in particolare Catone, Cesare, Strabone, Plinio, non ci dicono molto sul loro conto, a mala pena li connotano geograficamente. Soltanto Plinio, come vedremo più avanti, si sofferma sulla presunta etimologia greca del loro nome.

I Leponti si affacciano ufficialmente alla ribalta della storia quando Augusto con le spedizioni del 16 -14 a.C. conquistò tutta la regione alpina. Il nome compare tra le popolazioni alpine devictae, ‘sconfitte’, nella celebre iscrizione de La Turbie, il monumento commemorativo delle guerre alpine innalzato lungo la via Julia Augusta poco a nord di Monaco. In realtà, al tempo stesso in cui i Leponti entrano nella storia con la conquista romana, sembrano uscirne definitivamente e scomparire. È merito dell’archeologia protostorica avere riportato alla luce le vicende culturali di questa popolazione lungo l’arco di oltre un millennio e averne compreso il significativo ruolo storico.

I Leponti abitavano la parte settentrionale del Cantone Ticino, l’Alto Verbano (in pratica il settore svizzero del lago Maggiore), la val d’Ossola (in Piemonte) e probabilmente anche la val Mesolcina (sempre in Svizzera). Nell’età del Ferro, tra VI e IV sec. a.C., il loro centro principale si trovava nell’area della confluenza del fiume Moesa (val Mesolcina) con il Ticino (valle Riviera, che conduce alla val Leventina), poco a nord di Bellinzona. Qui, a partire dal 1874 e via via fino al 1905, sono state scavate grandi necropoli come quelle di Arbedo-Cerinasca, Arbedo-Molinazzo, Castione, Claro e poco più a sud Giubiasco, Pianezzo e Gudo, che hanno restituito oltre milleduecento tombe. La maggior parte del materiale scoperto a cavallo del XIX e XX secolo confluì al Museo nazionale svizzero di Zurigo, dove tuttora è conservato. Altre importanti necropoli furono poi scoperte a Minusio e a Solduno. […]