Sangue e arena: nel mondo dei gladiatori Omaggio al Colosseo

Archeologia Viva n. 89 – settembre/ottobre 2001
pp. 22-39

a cura di Fabrizio Paolucci e Piero Pruneti

Nati nel mondo osco-sannitico come giochi legati alle celebrazioni funebri conquistarono il mondo romano divenendo una vera e propria industria dell’intrattenimento utilizzata come strumento di promozione sociale e propaganda politica Se ne parla nella grande esposizione allestita nel monumento simbolo della gladiatura – il Colosseo – che ora mostra… se stesso

Alipio aveva avuto dapprima disgusto e odio per i giochi gladiatori, ma alcuni amici con amichevole prepotenza un giorno lo trascinarono all’anfiteatro. Quando vi arrivarono tutto già respirava inumana voluttà. […] Vedere quel sangue imbeversi di crudeltà fu tutt’uno: [Alipio] non distolse lo sguardo dai combattimenti, anzi ve li fissò; respirava furore senza accorgersene, prendeva gusto a quella lotta criminale, ebbro di sanguinario piacere. Che più? Guardò, gridò, si entusiasmò e se ne venne via in preda a una febbre che lo spinse a tornarvi». L’indimenticabile giornata di Alipio al circo, che sant’Agostino, negli ultimi anni del IV secolo, descrive con queste parole nell’VIII libro delle sue Confessioni, fu un’esperienza che, probabilmente, lo stesso Padre della Chiesa ebbe modo di vivere. Il processo di coinvolgimento nella sete di sangue collettiva, il furore, il sadico compiacimento nell’assistere alla morte dei combattenti sono rievocati col rammarico di chi quei sentimenti li aveva provati in prima persona e adesso, dopo molti anni, non riesce a capacitarsi di come fosse possibile trarre piacere da un simile spettacolo.

La perplessità di Sant’Agostino è anche la nostra che, a distanza di secoli, non riusciamo a immaginare i meccanismi psicologici all’origine di un fenomeno di condizionamento di massa che coinvolgeva, in un immane rituale catartico degli istinti aggressivi, gli intellettuali come il popolino. Se per noi, quindi, non sarà mai possibile ricostruire l’atmosfera di un anfiteatro come il Colosseo, gremito di settantacinquemila persone desiderose di vedere uomini dilaniati dalle belve o sgozzati da altri uomini, sarà, però, possibile cercare di capire le ragioni e la fortuna di questi spettacoli che ebbero un’importanza capitale nella società e nella cultura romana. […]