La primavera di Belgrado Archeologia e cinema

Archeologia Viva n. 88 – luglio/agosto 2001
pp. 72-77

di Piero Pruneti

Per iniziativa italiana si è svolta nella capitale iugoslava la seconda Rassegna del cinema archeologico dove i temi culturali si sono inevitabilmente incontrati con le prospettive della nuova Serbia

Alla fine siamo tornati a Belgrado, per la seconda Rassegna del cinema archeologico, come la precedente organizzata presso il Museo nazionale dall’Istituto italiano di cultura in collaborazione con la Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto e Archeologia Viva. Si è trattato della prima grande manifestazione culturale del “dopo” Milosevic realizzata in Serbia per iniziativa di un paese europeo, dove si è vista una partecipazione di pubblico assolutamente straordinaria e dove, chiaramente, l’archeologia ha giocato il ruolo di messaggera di culture transnazionali e di pacifici rapporti fra i popoli.

Si respira una nuova aria. Fra la prima Rassegna del cinema archeologico di Belgrado nel febbraio del ‘98 (vedi: AV n. 72) e questa seconda volta, in Serbia è cambiato il mondo: la tragedia del Kosovo, i bombardamenti, le manifestazioni che hanno invaso le piazze, la caduta degli dèi, la fine dell’embargo economico e una situazione di entusiasmo collettivo per la nuova Serbia da costruire, come in Italia dopo il fascismo e la guerra. La nuova aria si respira al momento dell’inaugurazione ufficiale della Rassegna – alla presenza del nuovo ambasciatore italiano Giovanni Caracciolo di Vietri – dove i volti non sono molto cambiati, ma il linguaggio e la prospettiva sì. Intervengono la direttrice del Museo nazionale, Bojana Boric Breskovic, che in Serbia è una delle massime autorità per la gestione del patrimonio culturale, il professor Miloje Vasic, in rappresentanza dell’Accademia delle scienze, di cui dirige l’Istituto di archeologia, e Tatjana Petrovic, giovane assessore alla Cultura della municipalità di Belgrado, già responsabile dei programmi culturali della famosa “B92”, l’emittente più volte oscurata negli anni di Milosevic. […]