Puglia: Lecce fra Messapi e Romani Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 88 – luglio/agosto 2001
pp. 68-71

di Nicola De Paulis

La capitale del Salento presenta la sua storia prestigiosa con un’attenta rilettura degli scavi otto e novecenteschi e con una mostra che collega le passate ricerche a quelle dei giorni nostri

Dalla Storia di Lecce di Pietro Palumbo (1910) apprendiamo che a partire dal 1839 e fino al 1871 numerosi furono gli scavi e i ritrovamenti effettuati nel centro antico della città: da via degli Alami a via Malemnio, a via dei Sepolcri messapici, «dovunque uscirono fuori iscrizioni messapiche, tombe a cassettone scavate nella roccia, con attorno leggende dipinte, anfore vinarie, vasi in terracotta rustica e molte statuette». Questi scavi però, come fa notare lo stesso Palumbo, non sempre furono condotti in modo razionale. Nessun rilievo fu mai eseguito, né alcuna relazione permise in seguito la ricostruzione grafica delle strutture. Le scoperte fecero pensare all’esistenza, al di sotto dell’abitato moderno, di una città più antica. Nulla si sapeva però della sua estensione e conformazione e, soprattutto, poco si conosceva dei primi abitatori: quei Messapi che da circa l’VIII sec. a.C. e fino alla conquista romana nel III sec. a.C. erano stanziati nella parte più meridionale della Puglia, la Messapia, l’odierna penisola salentina.

Tesori archeologici sotto la Banca d’Italia. È nel gennaio del 1900 che nel centro storico di Lecce viene effettuato il primo e precoce intervento di archeologia urbana. L’occasione è offerta dalla costruzione del palazzo della Banca d’Italia in un’area denominata Isola del Governatore, tra le attuali piazze S. Oronzo e Vittorio Emanuele. La denominazione era collegata alla presenza di un isolato dove, tra XV e XVI secolo, aveva avuto sede il Palazzo del Pubblico Governo, ma che alla fine dell’Ottocento era ormai fatiscente.

Tale intervento non fu casuale, ma dovuto alla genialità di quello che era stato uno dei più grandi studiosi del Salento, Cosimo De Giorgi. Nato a Lizzanello, in provincia di Lecce, nel 1848, De Giorgi, pur essendosi laureato in medicina a Pisa, si rivelò archeologo, geologo e metereologo di alto livello scientifico e condusse importanti ricerche idrografiche, sismologiche e paletnologiche. I suoi studi furono oggetto di numerose pubblicazioni, tra cui il Censimento dei dolmen e dei menhir di Terra d’Otranto (1912), che richiamò per la prima volta l’attenzione degli studiosi italiani e stranieri su questi monumenti preistorici del territorio pugliese. All’epoca, De Giorgi ricopriva la carica di Regio ispettore ai monumenti e per questo ricevette l’incarico di dirigere e sorvegliare gli scavi nell’area dove doveva sorgere il palazzo della Banca d’Italia. «Sotto l’Isola del Governatore esistevano però gli avanzi di un’altra più antica città», scriveva lo stesso De Giorgi. «Appena compiuto l’abbattimento e incominciato lo scavo apparvero le prime costruzioni a grandi massi squadrati…». […]