Giallo in cattedrale: è di Giotto la tomba… di Giotto? Inchiesta AV

Archeologia Viva n. 88 – luglio/agosto 2001
pp. 46-60

di Massimo Becattini

La sua salma è stata individuata e di nuovo tumulata nella cattedrale di Santa Maria del Fiore e il suo volto ricostruito
Ma molti dubbi rimangono sulla consistenza dell’eclatante operazione con cui si è voluto restituire a Firenze la tomba del maestro della pittura italiana

Martedì 19 settembre 2000. Stefano Sieni, giornalista del quotidiano «La Nazione», annuncia l’identità dei resti umani (un cranio incompleto e alcune ossa) rinvenuti nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze nel 1972 nel corso di scavi archeologici. Sieni attribuisce quei resti al grande Giotto. A confermare l’attribuzione intervengono i risultati degli esami condotti sotto la direzione di Francesco Mallegni, docente di Paleontologia umana e Antropologia all’Università di Pisa, che rivelano nelle ossa una forte presenza di minerali tipici dei coloranti.

Vengono presentati anche la ricostruzione fisiognomica del volto del pittore, operata sul cranio con metodi scientifici sofisticati da parte dello stesso professor Mallegni, e l’interpretazione dei risultati degli esami di laboratorio e di quelli radiologici condotti sui resti ossei nell’arcispedale di Santa Maria Nuova a Firenze. L’aspetto del cranio ricostruito viene confrontato col presunto autoritratto che Giotto avrebbe dipinto tra le figure degli eletti nel Giudizio Universale della cappella degli Scrovegni a Padova, dove il pittore lavorò tra il 1304 e il 1306. Nella conferenza stampa di presentazione della scoperta le prove fornite da Sieni e Mallegni sono accolte con entusiasmo e commozione dal soprintendente ai Beni artistici di Firenze, Antonio Paolucci, e dalla presidente dell’Opera del Duomo, Anna Mitrano. Ma non mancano studiosi, come Giorgio Bonsanti, già soprintendente all’Opificio delle Pietre Dure, e lo storico dell’arte Alessandro Parronchi, che assumono una posizione decisamente scettica.

Domenica 5 novembre 2000 «La Repubblica» dà grande risalto a un articolo di Franklin K. Toker, docente di Storia dell’arte e dell’architettura all’Università di Pittsburgh, cui fu affidata la responsabilità degli scavi archeologici nel duomo di Firenze tra il 1969 e il 1974. Con puntigliose argomentazioni Toker contesta le conclusioni di Sieni e nega l’appartenenza a Giotto di quei resti. In un secondo intervento di Toker, sempre su «La Repubblica» (20 dicembre 2000), vengono forniti ulteriori elementi in opposizione alle tesi attribuzioniste. Nessuna replica viene avanzata né da Sieni né da Mallegni. Dopodiché la vicenda si conclude – per il momento – con la cerimonia dell’8 gennaio 2001, nel corso della quale il cardinale arcivescovo di Firenze, Silvano Piovanelli, ha presenziato alla tumulazione di quei resti umani, sigillati entro una cassetta lignea recante il nome GIOTTO e ricollocati nella tomba (indicata col n. 78) in cui furono rinvenuti, sotto l’attuale pavimento del duomo. […]