Tesori di un lago: il Fucino e i Torlonia Preistoria e Romani in Abruzzo

Archeologia Viva n. 88 – luglio/agosto 2001
pp. 14-25

di Adele Campanelli e Fabrizio Paolucci

In Abruzzo il più grande lago dell’Italia centromeridionale è stato completamente proscugato nell’Ottocento dopo un primo grandioso tentativo degli imperatori romani
Ora uno dei più importanti interventi idraulici della storia rivive nella mostra in corso ad Avezzano

Chi, ai giorni nostri, percorre in Abruzzo la vasta piana del Fucino rimane stupito dall’inattesa presenza di questo paesaggio “padano” nel cuore di un territorio montuoso e impervio come quello abruzzese. In effetti, l’anomalia è la conseguenza di uno degli interventi antropici più vasti e radicali mai realizzati in Italia, che portò alla cancellazione dalla geografia fisica e storica del Paese di una distesa d’acqua di oltre centocinquanta chilometri quadrati.

La condanna a morte del Fucino fu emessa dall’imperatore Claudio che, nel 41 d.C., dette il via a un immane progetto idraulico con la creazione di un emissario artificiale, scavato per oltre cinque chilometri in galleria. Nonostante l’imponenza dei mezzi e delle tecniche messi in campo, il Fucino si rivelò un avversario difficile da sconfiggere e ancora sotto Antonino Pio (138-161 d.C.), a oltre un secolo dall’inizio degli interventi, si moltiplicarono gli sforzi per regimentare lo specchio d’acqua, ormai esteso per meno della metà delle originarie dimensioni. La crisi economica e politica del tardo impero portò all’insabbiamento dell’emissario claudio e il lago riacquisì in breve l’antica estensione. Si dovrà attendere la seconda metà dell’Ottocento perché si ponga mano a una sistematica opera di svuotamento da parte della famiglia Torlonia, basata sul recupero e messa in funzione dell’antico sistema di drenaggio romano, adeguatamente potenziato e razionalizzato. […]