Tra gli Etruschi di Ghiaccio Forte Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 87 – maggio/giugno 2001
pp. 62-68

di Marco Firmati

Nella Maremma toscana lo scavo di un abitato etrusco al centro della valle dell’Albenga si presenta di particolare interessse per il perfetto stato degli strati archeologici che ci restituiscono la vita degli abitanti all’interno delle mura e le pratiche culturali di un vicino santuario dove si adorava Selvans

Un rilievo dalla sommità pianeggiante, più alto delle circostanti colline: il Ghiaccio Forte, nel territorio di Scansano (Gr), domina da vicino il corso dell’Albegna, il bel fiume che nasce alle pendici del monte Amiata e sfocia in mare nell’ampio seno tra l’Argentario e Talamone. Nella parte bassa della valle, tra l’età orientalizzante e l’età arcaica (fine VIII-VI sec. a.C.), vissero floridi centri etruschi. Prima Marsiliana, con le tombe dai corredi “principeschi”, e poi Magliano, con una fitta distribuzione di necropoli diffusamente ricche, testimoniano l’agiatezza che derivava dal controllo delle risorse agrarie delle fertili colline e dal controllo delle vie di transito, l’una tra nord e sud attraverso i guadi dell’Albegna e l’altra che ne risaliva il corso verso l’Etruria interna, in direzione di Volsinii (Orvieto) e Chiusi. Il nome stesso, Ghiaccio Forte, sembra riassumere la storia del luogo: “ghiaccio” deriva da addiaccio, ricovero del gregge per la notte, nel gergo pastorale di coloro che negli ultimi dieci secoli sono stati i frequentatori, rari ( a causa della malaria che ha imperversato fino ai primi decenni del Novecento), di questa parte di Maremma; “forte” probabilmente rimanda alla presenza della cinta fortificata etrusca, le cui tracce non sono mai del tutto scomparse alla vista. Ancora oggi un leggero dosso, che delimita il margine del pianoro sopra la collina, nasconde i resti delle mura.

L’esistenza di un abitato etrusco sul Ghiaccio Forte fu rivelata nel 1970 da Zelindo Biagiotti, uno scansanese cultore di archeologia. Da allora sistematiche campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza archeologica della Toscana, dalla University of Santa Barbara, in California, e adesso dal Comune di Scansano hanno restituito dati e materiali importanti per la conoscenza di un sito, che può rappresentare un modello esemplificativo di altri insediamenti in Etruria settentrionale. Ghiaccio Forte, infatti, si presenta di grande interesse per lo studio dell’architettura e dell’urbanistica etrusca in età ellenistica (IV-inizi III sec. a.C.) perché dopo la sua distruzione da parte dei Romani, avvenuta intorno al 280 a.C. come per la vicina Vulci, non ci sono stati altri interventi umani a disturbare il deposito archeologico, fino alle arature meccaniche del secondo dopoguerra. Perciò le strutture spesso si conservano come congelate al momento della loro distruzione e del crollo.
Un circuito murario di circa un chilometro recinge i quasi quattro ettari della sommità pianeggiante del colle. Ora le mura che corrono lungo il margine del pendio sono visibili in pochi tratti. […]