L’oro dei nomadi: il mistero degli Sciti e dei Sarmati Popoli da Oriente

Archeologia Viva n. 87 – maggio/giugno 2001
pp. 20-35

a cura di Debora Barbagli

Duemilacinquecento anni fa si affaccia un popolo a cavallo galoppa tra la civiltà greca e la “barbarie” dei nomadi vaga fra l’Europa l’Asia il Bosforo e la lontanissima Siberia
Un popolo che non ha case che conosce il fasto orgoglioso di Persepoli tiene rapporti con l’Atene del Partenone e spinge i propri emissari fino alle steppe del Catai
Ora una grande mostra splende a Milano

Nonostante le recenti scoperte archeologiche e lo splendore dei materiali recuperati nelle sepolture di Filippovka, si conserva intatta l’aura di mistero sulla vita, i costumi, le abitudini e le manifestazioni artistiche delle popolazioni che per tutto il I millennio a.C. e oltre occuparono gli immensi territori compresi tra la Tracia e l’Anatolia a occidente, la Siberia a nord e la Mongolia a est, insomma il mondo dei nomadi delle steppe euroasiatiche. Nessuna documentazione scritta ci è giunta da queste antiche etnie, la cui conoscenza è dunque affidata, oltre alle notizie che hanno lasciato gli autori greci e romani e le cronache delle corti del Vicino Oriente e della Cina, ai materiali restituiti dalle sepolture, i kurgan, unica traccia stabile lasciata sul terreno da popolazioni che traevano sostentamento e ragione di vita dai continui spostamenti, dall’allevamento e dalle razzie.
Nonostante tali caratteristiche – o forse proprio in virtù di esse – in determinati periodi e luoghi alcuni di questi gruppo raggiunsero un notevole potere economico e politico e vennero in contatto con le culture sedentarie del mondo greco-romano da un lato e di quello cinese dall’altro. […]