Romolo e Remo: fondazione di una città Roma dal mito alla storia

Archeologia Viva n. 83 – settembre/ottobre 2000
pp. 38-52

di Piero Pruneti

Sì! Il 753 a.C. che la tradizione ha consegnato ai nostri libri di storia come anno della fondazione di Roma è veritiero: le origini della città come ci erano state tramandate dagli scrittori classici hanno trovato conferma nelle ricerche condotte sul Palatino da Andrea Carandini che consentono di datare le fasi iniziali dell’Urbe alla metà dell’VIII secolo a.C.

E la grande mostra in corso alle Terme di Diocleziano è fra gli avvenimenti del Duemila da non perdere…
«Bisogna affermare e per affermare bisogna argomentare che è possibile conoscere, seppur nelle grandi linee, anche la prima Roma». Con queste parole Andrea Carandini, nelle Variazioni sul tema di Romolo (catalogo della mostra Roma. Romolo, Remo e la fondazione della città, Electa), indica la strada per accostarsi alla complessa saga romulea sulla fondazione di Roma e alle possibilità offerte dal riesame delle fonti in associazione alle evidenze archeologiche per gettare luce sulla prima Roma. Il mito dei due gemelli, così come lo conosciamo, ci viene trasmesso da fonti relativamente tarde (Livio, Dionigi di Alicarnasso, Plutarco), ma lascia trasparire una serie di elementi che denunciano la sua primordiale antichità, che affonda le origini non solo nella storia più antica del Lazio, ma anche in una serie di elementi comuni a miti di altre società legati anch’essi all’instaurazione del potere. Quali gli elementi salienti della saga romana?

Romolo e Remo risultano figli della vestale Rhea Silvia, figlia del re di Alba Longa Numitore e di una divinità, Marte: il fratello di Numitore, Amilio, presago del pericolo per la stabilità del suo potere sulla città, sottratti con la violenza al fratello, condanna i due nascituri divini e la madre a morte, ma essi, esposti in un cesta sul Tevere, saranno miracolosamente salvati dal fiume che li spinge a riva, allattati dalla Lupa e poi raccolti dal pastoreFaustolo che li alleva con la moglie fino alla giovinezza. L’iniziale unità dei gemelli appare incrinarsi man mano che crescono, ma essi sono comunque insieme quando vanno a vendicare il nonno ad Alba, uccidendo Amulio e ristabilendo Numitore sul trono, fino al tragico epilogo, quando avendo entrambi deciso di fondare una città, prendono gli auspici e Romolo, ora chiaramente favorito dagli dèi, uccide il fratello responsabile di aver violato la sanctitas del fosso di fondazione. Questi gli aspetti salienti del mito che, comunque, conosce moltissime varianti: gli studiosi hanno raccolto ben sessantuno diverse versioni.

Oggi, generalmente, si riconosce il fatto che la saga rispecchi uno stadio molto antico della storia romana, ma quando si è cercato di quantificare  tale “antichità” gli storici hanno rivelato un certo scetticismo a risalire oltre il VI sec. a.C., epoca a cui viene attribuita la prima fondazione della città, quando non si è arrivati addirittura a sostenere la creazione di una parte del mito, quella riguardante Remo, in pieno III sec. a.C.

Esaminando invece più da vicino le singole componenti (mitemi), che nel corso di una lunga stratificazione so sono sedimentate nel mito dei gemelli divini, scopriamo che la gemellarità, oltre a trovare confronti in molte coppie divine, trova la sua origine latina nella concezione duale che i Latini avevano dei Lari (demoni ritenuti antenati comuni di Latini e Romani), da cui il pullulare di gemelli divini nel Lazio. Aspetto che permane anche dopo l’inserimento del mito troiano con l’arrivo del profugo Enea nella saga delle origini. Quest’ultimo comunque, ascrivibile al pieno VI sec. a.C., rimarrà sempre secondario rispetto alla dimensione tipicamente latina della vicenda e Romolo non sarà mai oscurato quale conditor (fondatore) di Roma per tutto il corso della storia romana. […]