Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 83 – settembre/ottobre 2000

di Piero Pruneti

A proposito di saccheggi archeologici e furti d’arte. Cosa rispondereste alla domanda: qual è lo Stato più compromesso nel riciclaggio e la vendita di beni culturali illegalmente sottratti? Forse penserete alla Svizzera, Paese che si è sempre distinto per la sua capacità di mantenere il segreto sulle operazioni di chi portava ricchezza. Com’è noto, non c’è marchio più indelebile del peccato originale: le autorità investigative elvetiche hanno cominciato a collaborare fattivamente con quelle italiane, dalle indagini finanziarie al contrasto dell’esportazione clandestina di pezzi del nostro patrimonio culturale. La stessa opinione pubblica svizzera non è più insensibile alla fama che il Paese si è guadagnata in passato.

Attraversiamo ora la Manica richiamati da un articolo pubblicato sul «Times Literary Supplement» a firma di Colin Renfrew, un addetto ai lavori famoso, autore dell’ipotesi “diffusionista” delle lingue indoeuropee. Sentite cosa scrive: «Londra svolge oggi il ruolo indegno di centrale di riciclaggio di antichità saccheggiate, rivendute alla luce del sole, senza alcun controllo governativo. Dalla Turchia alla Cina, dal Mali alla Cambogia, dall’Arizona al Perù, insediamenti, siti, sepolture, monumenti vengono sistematicamente distrutti. Si è stimato che nella scala del crimine internazionale il traffico illecito di arte e antichità occupi il secondo posto dopo quello delle droghe». E ancora: «I negozi di antichità attorno al British Museum vendono innumerevoli piccoli reperti del periodo classico. Ma se pagate 500 sterline per un vaso italiano di duemila anni fa, è improbabile che vi diano prova del luogo di provenienza o vi mostrino una regolare licenza d’esportazione». Lord Renfrew, che con il suo articolo ha fatto una delle dichiarazioni più clamorose nella storia dei discussi rapporti fra il Regno Unito e le antichità altrui, è a capo della commissione parlamentare per la riforma della legge sull’importazione d’arte e l’introduzione di provvedimenti penali contro il traffico illecito. All’amico Renfrew un sincero augurio di buon lavoro.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”