Archeologia Viva n. 82 – luglio/agosto 2000
pp. 68-71
di Massimo Becattini
L’uscita del film Il gladiatore ci riporta agli anni d’oro del cinema di antichità con la lotta fra buoni e cattivi e la storia tagliata a fette per il grande pubblico: questa volta con un supporto di straordinari effetti informatici
Lo scorso maggio è uscito nelle sale italiane Il gladiatore, l’opera più recente del poliedrico regista inglese Ridley Scott, autore di film di grande impatto visuale, che sono rimasti tra le icone del cinema di fantascienza. Film come Alien (1979) o Blade Runner (1982) hanno segnato l’immaginario cinematografico per due decenni, dando vita a un’infinità di cloni, sia nel cinema che nel campo della pubblicità televisiva. Riprendendo un filone popolare negli anni Sessanta, Scott si cimenta ora col genere del “film storico”, mettendo in scena, sullo sfondo della Roma imperiale, una storia ambientata nel 180 d.C., al tempo dell’imperatore Commodo (180-193 d.C.).
La vicenda è quella del generale romano Maximus (l’attore Russell Crowe), valoroso comandante dell’esercito di Marco Aurelio (161-180 d.C.) e artefice della vittoriosa campagna contro i Germani. Vinta la guerra, Maximus vorrebbe tornare a casa, da dove manca da quasi tre anni, ma l’imperatore gli annuncia di averlo designato quale suo successore. L’erede al trono figlio di Marco Aurelio, il fragile e corrotto Commodo (l’attore Joaquin Phoenix), comanda però l’uccisione di Maximus e della sua famiglia. Sfuggito alla morte, Maximus viene ridotto in schiavitù e venduto come gladiatore in una lontana provincia. Inizia da qui il progressivo e inarrestabile riscatto di Maximus che, distinguendosi nell’arena, conquista una fama crescente e, infine, arriva a combattere a Roma, nel Colosseo. Maximus vuole vendicare la morte della moglie e del figlio uccidendo il nuovo imperatore Commodo: ha capito che l’unico potere capace di competere con quello dell’imperatore è la fama che un gladiatore può acquistarsi nell’arena, e lui sfrutterà l’ammirazione popolare per costringere l’imperatore al duello finale… […]