Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 81 – maggio/giugno 2000

di Piero Pruneti

Passati i clamori di giornata, gli strilli più o meno pittoreschi di prima pagina (se ne veda un piccolo campionario a p. 41), eccoci come avevamo promesso a un’inquadratura della vicenda “Gianicolo”, nelle stratificazioni millenarie e nei fatti di cronaca. L’articolo di Lorenzo Bianchi – uno dei più esperti conoscitori delle antichità del colle – dimostra come non si sia trattato della sopravvivenza di “quattro mura” in conflitto con la vita quotidiana di una città, bensì di un modo insostenibile di porsi nei confronti dell’ambiente. (e di quale ambiente!) nel suo complesso. Da tempo si compilano carte dove vengono riportati gli elementi archeologici noti, per tenerne conto in caso di interventi invasivi sul terreno.

Una delle operazioni più complete in tal senso è stata compiuta nella laguna di Venezia, per la quale esiste una carta informatizzata del rischio archeologico che consente di programmare, ad esempio, la posa di un cavo evitando l’impatto con le testimonianze note o di programmare indagini preventive in aree archeologicamente sospette.. e insieme al caso veneziano potremmo citare omai tante altre realtà anche meno ricche sotto il profilo monumentale, dove si cerca di conciliare le esigenze del presente da vivere con quelle del passato da conoscere e tutelare. Ora io mi chiedo come questo modo civile di procedere non possa essere stato applicato a uno dei luoghi più significativi per la storia del mondo occidentale e del cristianesimo.

Nei giorni delle polemiche lessi un autorevole commento dove si affermavano i diritti della “città dei vivi” sulla “città dei morti”, ma dove più gravemente si diceva che la difesa a oltranza del passato deriverebbe dalla mancanza di valori (religiosi, sociali, artistici…), quindi dal coraggio di andare avanti e creare il nuovo. Se proprio vogliamo scomodare la sociologia parlerei piuttosto di quell’arretratezza amministrativa e cultuale – di lunga data e, a quanto sembra, ben radicata anche Oltretevere – che inibisce i nostri buoni rapporti con l’ambiente la sua storia.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”