Italia dei Sanniti Conoscere gli Italici

Archeologia Viva n. 80 – marzo/aprile 2000
pp. 82-93

a cura di Debora Barbagli

Per tutti è il popolo che umiliò i soldati romani alle Forche Caudine ma l’archeologia e le fonti letterarie ci propongono una realtà storica ben più complessa nel quadro articolato e affascinante delle molte etnie che contraddistinsero il mondo italico

Per lungo tempo la conoscenza dei Sanniti è stata legata alla fama del duro e prolungato conflitto che li vide opposti ai Romani in piena espansione nella penisola italica. Alla visione romanocentrica delle fonti letterarie – prima fra tutte lo storico Tito Livio (59 a.C.-17 d. C.), che ci ha tramandato il racconto delle guerre sannitiche – si è accompagnata la scarsezza dei dati archeologici su tutte quelle popolazioni che occupavano l’Italia centromeridionale e che a poco a poco furono inglobate dalla potente macchina politica e militare di Roma. Solo a partire dalla fine degli anni Sessanta ricerche sempre più sistematiche hanno permesso di conoscere in modo più approfondito la civiltà e la cultura sannitiche.

La cultura sannitica si può considerare formata a partire dal V sec. a.C., quando è attestata un’organizzazione sociopolitica con quattro tribù storicamente note: Carricini, Pentri, Caudini e Irpini, a cui forse si possono aggiungere i Frentani, nonostante i loro ambigui rapporti con Roma. Tuttavia, anche se il mondo sannitico appare compiutamente definito solo in tale epoca, il territorio tra Lazio interno, Molise e Campania ha restituito testimonianze di culture singolari in tempi ben più antichi: ne sono prova l’insediamento sviluppatosi nel Bronzo finale (IX sec. a.C.) a Campomarino (Cb), prospiciente il litorale adriatico in prossimità della foce del Biferno, e la necropoli di Montesarchio nella Campania settentrionale, databile tra VIII e VII sec. a.C., che documenta una precoce articolazione sociale all’interno delle comunità locali.

In quest’area nel corso del tempo si viene a definire l’ethnos sannitico, la cui origine, secondo l’erudito Strabone (63 a.C.-23 d.C.), è da ricondurre a una migrazione di Sabini (già stanziati nel VI sec. a.C. nella valle tiberina, nel territorio grosso modo corrispondente all’attuale provincia di Rieti) inviati a fondare una colonia sotto la guida di un toro mandato da Marte: nella suggestiva tradizione del ver sacrum, la ‘primavera sacra’, si può riconoscere una realtà storica che vide lo spostamento di popolazioni sabine verso sudest e lungo la dorsale appenninica, forse in seguito a squilibri dovuti a sovrappopolamento o carestie.

Dai Sabini i Sanniti avrebbero derivato, sempre secondo Strabone, il nome di Sabelli, come confermerebbero i termini safinum nerf e safinas tutas (corrispondenti rispettivamente al latino Sabinorum princeps, ‘principe dei Sabini’ e Sabinae civitatis, ‘di cittadinanza sabina’) su tre stele di Penna Sant’Andrea, in Abruzzo, e safinim (termine con cui i Sanniti chiamavano la propria nazione, ossia ‘terra dei Sabini’) attestato su un’iscrizione proveniente dal santuario di Pietrabbondante, in Molise, e sulle monete coniate durante la guerra sociale del 91-89 a.C.

Il termine Sanniti deriva invece dal latino Samnites (affine al greco saunitai), attestato per la prima volta nell’elogio di Scipione Barbato, console nel 298 a.C. Nel VI-V sec. a. C. si riconosce, dunque, una notevole omogeneità etnica tra i vari gruppi nei territori fra Lazio, Molise e Campania, come testimonia anche la necropoli sabina di Poggio Sommavilla, e il parallelo emergere di gruppi sociali, a cui le stesse stele di Penna Sant’Andrea sembrano fare riferimento. […]