Su e giù per le colline del Fiora Attraversando la Maremma toscana

Archeologia Viva n. 80 – marzo/aprile 2000
pp. 66-81

di Massimo Becattini

Nella Toscana meridionale al confine con il Lazio si conserva una terra di straordinaria ricchezza segnata da insediamenti rupestri sepolcreti e antiche vie cave
È il territorio delle Colline del Fiora che tocca ora al Parco archeologico di Sorano con le immense necropoli di Sovana e le grotte di Vitozza tramandare alle genrazioni future

Il territorio delle Colline del Fiora fa parte della più vasta Maremma grossetana. È una regione singolare, segnata dalle medie valli del Fiora e dell’Albegna con i loro affluenti, che lo stesso Fiora divide in due distinte aree: a occidente, la zona di Manciano e Saturnia è caratterizzata da regolari tavolati di travertino che affiorano sulle ondulate valli circostanti. A oriente i territori di Pitigliano, Sovana e Sorano sono compresi entro l’ampia zona vulcanica della platea di tufo che si estende anche nell’alto Lazio; qui i fiumi hanno inciso profondamente la roccia, formando gole a strapiombo, creste e piattaforme isolate da burroni. Sia i tavolati di travertino che le formazioni tufacee hanno offerto ricetto all’uomo fin dall’età preistorica e l’apparente inospitalità di queste terre ne ha invece favorito e protetto l’antropizzazione. Il tufo, duttile e lavorabile, ha consentito l’escavazione di grotte e ripari, nonché di grandi necropoli rupestri; mentre il più duro travertino dei tavolati a ovest si è offerto come base per l’impianto di villaggi e ha dato luogo a tombe di tipo “costruttivo”, legate all’impiego di grandi lastroni.

Anche se sono state rinvenute testimonianze dell’età paleolitica (strumenti litici di Montauto, presso Vulci), è a partire da circa il 2500 a.C., nell’Eneolitico (o età del Rame), che la grande disponibilità di metalli (cinabro, rame, antimonio) nelle aree circostanti dell’Amiata e di Castro favorì il popolamento delle terre attraversate dal Fiora e si diffuse anche qui l’importante civiltà di Rinaldone (dal nome della località presso Montefiascone dove avvennero i primi ritrovamenti). Alla media e tarda età del Bronzo (XVI-X sec. a.C.) risale l’abitato di Scarceta, dove gli scavi della Soprintendenza archeologica della Toscana hanno messo in luce strutture abitative a capanna con pareti in legno rivestite di intonaco.

Al Bronzo finale (XI sec. a.C.) risale invece quello che forse è l’insediamento più importante, presso le sorgenti del fosso La Nova, al limite della Selva del Lamone. Il villaggio sorgeva su uno sperone di tufo e pomice, compreso tra due fossi e naturalmente difeso da pareti scoscese; vi sono state rinvenute grotte per abitazione e fondazioni di capanne, oltre a complesse strutture di servizio e di culto. Il villaggio di Sorgenti della Nova ospitava oltre millecinquecento persone con una funzione egemone sui centri circostanti. Fu abbandonato tra la fine del X e gli inizi del IX sec. a.C.; i reperti sono conservati presso il Museo di Farnese (Vt). […]