Piceni: popolo d’Europa L'Italia prima dei Romani

Archeologia Viva n. 80 – marzo/aprile 2000
pp. 38-48

a cura di Fabrizio Paolucci

Furono gli esponenti privilegiati di una realtà multietnica dislocata sul versante medio-adriatico della Penisola
Ora le regioni Marche e Abruzzo eredi archeologiche di questa antica “cultura sommersa” propongono una mostra dove la civiltà picena acquista anche agli occhi dei meno esperti il ruolo che le spetta nel quadro complesso dell’Italia preromana

L’Italia anteriore all’unificazione amministrativa di età augustea e alla uniformazione linguistica che seguì nei secoli successivi, era un vero mosaico di popoli, diversissimi fra loro per origine, storia e cultura. Non sorprende l’incertezza che spesso caratterizza le fonti più antiche nel tentare di descrivere il panorama etnico italico, estremamente frammentato e in continuo assestamento. Un caso è offerto proprio da quell’insieme di stirpi che abitavano il versante medio-adriatico della Penisola, in un’area corrispondente alle odierne regioni Marche e Abruzzo, che oggi indichiamo col nome di Piceni. In effetti le più antiche descrizioni della costa adriatica effettuate dai portolani greci (peripli) parlano genericamente di Ombrikoì (Umbri cioè), che vivevano in tutta l’ampia fascia compresa fra la Puglia settentrionale e la foce del Po. Solo con la prima metà del IV sec. a.C. troveremo etnici più circostanziati, come quello dei Peuketieis. Maggiore precisione non è fornita neppure dalle più tarde fonti latine, che per lungo tempo continueranno a chiamare Picentes un popolo che, probabilmente, indicava se stesso (o perlomeno una delle sue componenti) con l’etnico Pupunis.

La mancanza di una chiara nozione della cultura e della storia di questo popolo è stata per lungo tempo un’eredità condivisa anche dalla moderna ricerca scientifica e finora non era stata tentata una sintesi delle conoscenze archeologiche, epigrafiche, storiche che possediamo relativamente al popolo dei Piceni. Solo la mostra in corso (ad Ascoli Piceno e a Teramo) è riuscita a colmare questo cono d’ombra nelle nostre conoscenze dell’Italia antica, consentendo di ricollocare un’importante tassello di quel mosaico etnico che fu l’Italia preromana.

Il ruolo tutt’altro che secondario giocato dai popoli italici nell’area medio-adriatica durante il I millennio a.C. risulta chiaro dando uno sguardo alla cartina dell’Italia di quel periodo. I Piceni occupavano un’area chiave a controllo delle direttrici marittime che risalivano l’Adriatico, ricollegandosi a quella grande arteria commerciale terrestre dell’Europa protostorica, rappresentata dalla via dell’ambra. Si aggiunga la vicinanza geografica di questo popolo con il centro propulsore della civiltà urbana in Italia, l’Etruria, la cui inevitabile influenza si fa precocemente sentire nel mondo piceno, che, a sua volta, diverrà attivo propagatore dei propri prodotti e della propria cultura sull’altra sponda dell’Adriatico, lungo le coste dalmate e istriane.

Il periodo compreso fra il IX e l’VIII sec. a.C. può essere considerato la fase di gestazione della cultura picena. In questo lasso di tempo, corrispondente in Italia all’inizio dell’età del Ferro, si rilevano i primi insediamenti di notevoli dimensioni (come quelli di Ancona e Numana nelle Marche, oppure Tortoreto e Chieti in Abruzzo), solitamente posti in località di altura e muniti di fossati e terrapieni difensivi. I corredi che risalgono a questa fase pre-urbana testimoniano il progressivo emergere di un’aristocrazia guerriera, che si fa seppellire insieme alle proprie elaborate armi. È interessante rilevare sin da questa prima fase l’influenza del mondo proto-villanoviano, testimoniata non soltanto da prodotti ceramici o metallici, ma anche dal rapido affermarsi nella civiltà picena di iconografie di derivazione villanoviana ideologicamente pregnanti, come la barca solare o il motivo a doppia protome di anatrella. Necropoli, come quella di Novilara, ci restituiscono in tutta la sua complessità il quadro dinamico della società e della cultura picena del periodo più antico, testimoniando con i già ricordati oggetti di importazione villanoviana, a cui si aggiungono prodotti di origine dalmata (come le spade) e daunia (come i vasi dipinti), la vastità dei commerci e la complessità delle influenze culturali. Di particolare importanza in questo senso è anche la necropoli di Fossa, sull’altipiano aquilano, dove le sepolture della prima età del Ferro finiscono con l’assumere le forme monumentali di tumuli con diametri fra otto e quindici metri. […]