Incontro con Damiano Marchi La voce della storia

marchi eccezionale scoperta

Archeologia Viva n. 178 – luglio/agosto 2016
pp. 78-79

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Non era mai successo che per un nostro lontano antenato si ritrovasse una tale quantità di resti scheletrici come per Homo naledi»

«Il quadro sulle dinamiche evolutive del genere Homo dovrà essere rivisto»

«È bene precisare che l’evoluzionismo proposto da Darwin non è più una teoria bensì una solida certezza scientifica»

Siamo al Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa con Damiano Marchi, un codino ben fermato dietro la nuca, giovane e spigliato, del tutto informale…

È contentissimo di questa intervista per Archeologia Viva, nonostante che da molti mesi divida il suo tempo fra attività di ricerca e conferenze in ogni parte del mondo (molti ricorderanno il suo intervento al Palacongressi di Firenze durante l’edizione di “tourismA 2016”).

Un ritrovamento epocale in Sudafrica, quello di parecchie centinaia di ossa di una nuova specie di ominine – si tenga presente che quasi sempre le scoperte paleoantropologiche si basano solo su qualche frammento osseo –, e l’inserimento in un’équipe di studio guidata dal paleoantropologo sudafricano Lee Berger hanno offerto a questo ricercatore pisano la grande occasione della sua vita, dopo anni di “lacrime e sangue”, com’è la regola per i tanti scienziati italiani che alla fine sanno farsi apprezzare a livello internazionale.

Il professor Marchi parla bene e scrive meglio: è da poco uscito per Mondadori il suo libro Il mistero di Homo naledi. Chi era e come viveva il nostro lontano cugino africano: storia di una scoperta rivoluzionaria (pp. 176), piacevole come un romanzo nonostante si parli di ossa e di questioni evoluzionistiche. Un bel messaggio di semplicità e chiarezza. […]