Conchiglie in fondo al… male Scienze per l'archeologia

Archeologia Viva n. 79 – gennaio/febbraio 2000
pp. 94-96

di Gaspare e Melissa Baggieri

Nel mondo antico (come oggi) una malattia professionale che può portare alla sordità affliggeva chi lavorava sott’acqua: la deformazione del condotto uditivo

Una delle malattie più interessanti per l’antropologia e per la paleopatologia, è quella che va sotto il nome di esostòsi del condotto uditivo, un’alterazione dell’osso all’interno del padiglione auricolare a carico dell’orecchio esterno. Il termine esostòsi deriva appunto dal greco eksóstosis, composto di ékso ‘fuori’ e ostéon ‘osso’. Secondo alcuni si tratta di deformazioni benigne, di natura genetica, chiamate anche esostòsi cartilaginee multiple ereditarie, che farebbero parte di quei caratteri cosiddetti “discontinui” che tanto ci aiutano nella ricostruzione dei gruppi familiari. Per altri invece si tratta di una vera malattia di natura infiammatoria acquisita, dovuta a una ripetuta e cronicizzante infiammazione; perdurando nel tempo, tale infiammazione provoca un’escrescenza che può andare da una leggera lesione di discontinuità sulla superficie ossea del condotto auricolare, sino al formarsi di una massa simile a un cece. Tale condizione patologica può insorgere anche in ambedue i condotti uditivi, riducendo l’udito sino alla sordità.

Le cause che determinano questo stato di alterazione, quindi di lesione all’interno del condotto uditivo, sarebbero dovute ad aumenti di pressione esterna e a basse temperature subite continuativamente. Riscontri oggettivi e diretti su ipertrofie del meato acustico esterno (aumenti del volume della parete del condotto uditivo) fanno supporre la possibile insorgenza di esostòsi in soggetti che svolgono attività subacquea (sommozzatori impegnati costantemente in lavori sottomarini, nuotatori, tuffatori) e paracadutisti. In particolare per i sommozzatori questo riscontro diagnostico è quasi sempre associato a una patologia ben più grave, che va sotto il nome di “malattia del palombaro”, “del subacqueo” o “malattia dei cassoni” (chi lavora sott’acqua, per esempio nella costruzione di strutture di sostegno delle opere architettoniche sul mare, è spesso obbligato a ripetuti passaggi attraverso compartimenti stagni, “cassoni”, per entrare o uscire dal luogo di lavorazione, svuotato d’acqua, all’esterno e viceversa): i forti sbalzi pressori che si creano per mancate compensazioni o decompressioni provocano in questi soggetti l’embolia gassosa, con tutta una serie di complicazioni tra cui i disturbi uditivi. […]