C’era una volta il popolo dei nuraghi Insieme per l'archeologia

Archeologia Viva n. 79 – gennaio/febbraio 2000
pp. 64-71

di Autori Vari

Per il quinto anno consecutivo e per iniziativa dell’Esit la Sardegna ha affidato ai volontari impegnati in sei diversi cantieri archeologici il suo più autentico messaggio culturale

Le “operazioni” di scavo, organizzate dall’Esit-Ente sardo industrie turistiche insieme ad «Archeologia Viva», alle due soprintendenze della Sardegna e ai vari comuni interessati, da scelta pioniera di valorizzazione di particolari siti archeologici si stanno trasformando in un nuovo modo di “sentire” i beni culturali dell’isola, sia da parte delle istituzioni che dei singoli cittadini. Sul primo versante stanno cadendo pregiudizi e paure verso l’apporto del volontariato, di cui viene riconosciuto il grande valore di supporto quando è responsabilizzato e adeguatamente diretto; al tempo stesso sono sempre di più i sardi che cominciano a guardare la loro terra con occhi diversi: di chi la ama come tale in tutte le sue dimensioni, anche in quella dimensione dei “sassi nuragici”, e non solo per la ricchezza immediata che essa può fornire ai suoi abitanti, magari grazie alle magnifiche coste. Sono già questi due obiettivi di grande forza strategica per la difesa e la valorizzazione di questa terra, troppo a lungo maltrattata dai continentali e sottovalutata dal suo stesso popolo.

Si potrà obiettare che a queste finalità, pur nobilissime, non può limitarsi l’azione dell’Esit, impegnatissimo nel sostenere le varie “operazioni” (sei lo scorso anno: “Gallura”, “Gennargentu”, “Marmilla”, “Nuraghe Mannu”, “Sulcis” e “Tiscali”, di cui i vari responsabili di scavo rendicontano in queste pagine) che ha come scopo costitutivo la promozione del turismo sull’isola. Anche sotto questo profilo credo che l’esperienza delle “operazioni” sarde costituisca la testa di diamante di una scelta di fondo che mira a dare alla Sardegna quello che le spetta, cioè un’immagine – e un turismo – sempre più ancorati alla sua cultura e ai suoi monumenti, a quella essenza storica, insieme spirituale e materiale, senza la quale quest’isola non sarebbe unica al mondo. Da quando, nel 1994, prese il via questa complessa esperienza di collaborazione ha preso parte alle operazioni di scavo proposte quasi un migliaio di volontari. Sono persone che per due settimane hanno lavorato per l’isola, sono entrate come pochi nella sua storia, hanno scoperto il carattere degli abitanti, una lingua, un ballo, i prodotti, sono rimaste stregate dai paesaggi, dalle solitudini, dalla profondità dei cieli notturni. Hanno scoperto la Sardegna. […]