Archeologia Viva n. 79 – gennaio/febbraio 2000
pp. 58-63
di Sun Hua
Una grande città sepolta da tremila anni nel sudovest della Cina ci restituisce la sua storia di splendida capitale di un regno fra i più antichi del grande paese orientale
Nel sudest della Cina, tra le montagne che circondano il bacino del Sichuan, nella fertile pianura di Chengdu, da tremila anni è sotterrata la capitale di un regno. Sono i resti di Sanxingdui, presso l’attuale cittadina di Guanghan, provincia del Sichuan, sulla sponda meridionale dello Yazi. Sono state le acque del fiume a travolgere la parte settentrionale delle mura. Sugli altri tre lati l’antica cinta si conserva in spesse cortine di terra e all’interno della città grandi terrapieni si innalzano a narrare lo splendore della capitale che fu.
Il sito di Sanxingdui è stato investigato a partire dagli albori (abbastanza recenti) dell’archeologia cinese. Una serie di bellissimi oggetti di giada era già stata recuperata alla fine degli anni Venti. La scoperta attirò l’attenzione degli archeologi: nel 1934 l’americano David G. Graham effettuò scavi nella stessa zona, riportando alla luce frammenti di terrecotte e oggetti in giada. Confrontando questi ultimi con le giade rituali della pianura centrale della Cina, Graham poté stabilire l’età del sito tra il Calcolitico (sarebbe l’età del Rame, ma in Cina non si usa parlare di Calcolitico, perché le diverse culture neolitiche terminano in periodi diversi, per essere assorbite dalla dinastia Shang, nell’età del Bronzo) e l’inizio della dinastia Zhou Occidentale (XI sec. a.C.). Le ricerche hanno proceduto in maniera discontinua fino agli anni Ottanta, quando scavi sistematici hanno portato alla scoperta di due fosse con una grande quantità di oggetti in bronzo, giada, avorio e oro. Le due fosse si trovano su una piccola collina di terra chiamata appunto Sanxingdui, da cui il sito prende il nome.
Con quest’ultima scoperta si è iniziato a capire che Sanxingdui non era un semplice complesso edilizio, ma piuttosto un centro politico, religioso e culturale: la capitale di un’intera area caratterizzata da un’evoluta tecnica per la fusione del bronzo, ricca di risorse, e dalla presenza di una potente casta sacerdotale. L’attività di un centro permanente di ricerca, organizzato nel sito di Sanxingdui dall’Istituto archeologico del Sichuan, ha ulteriormente messo in luce come questa civiltà si fosse dapprima sviluppata in un periodo corrispondente all’epoca della cultura neolitica cinese Longshan (2900-2100 a.C.), raggiunse quindi il massimo splendore ai tempi delle dinastie cinesi Xia (2100-1600 a.C.) e Shang (1600-1250 a.C.) e declinò sul finire di quest’ultima. Attorno al sito ancora oggi torreggiano costoni di terra discontinui, che non sono formazioni naturali, bensì muraglie in terra battuta tutto intorno alla zona principale dell’antica città. Anche i monticelli che si innalzano all’interno (basi di antichi palazzi) sono il prodotto dell’attività umana. Nella parte settentrionale si trova la zona artigianale comprendente le officine, tra cui quelle per la lavorazione della giada. All’esterno, a ridosso delle mura occidentali e in prossimità del fiume Yazi, è situata la zona cimiteriale. […]