Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 79 – gennaio/febbraio 2000

di Piero Pruneti

Il cd-rom che i lettori di «Archeologia Viva» ricevono con questo numero è un modo tangibile e costruttivo per ricordare i dieci anni di stretta collaborazione fra la rivista e il Museo civico di Rovereto, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione della Rassegna internazionale del cinema archeologico (si veda a p. 78 il reportage dell’ultima brillante edizione). Sono stati dieci anni di stima reciproca che hanno portato alla costruzione del più importante, strutturato e complesso evento europeo del settore. Dal canto suo la cinematografia archeologica, spinta dal confronto annuale di questo festival – e dei molti altri che sono sorti sul modello roveretano – è uscita dall’ambito angusto della semplice documentazione scientifica per acquisire gli strumenti più idonei della comunicazione e riuscendo a coinvolgere il grande pubblico. Purtroppo, nell’albo d’oro dei film che in tutti questi anni hanno vinto il premio “Città di Rovereto-Archeologia Viva”, assegnato dal pubblico, e il premio “P. Orsi”, della giuria, ne troviamo ben pochi italiani. È un’osservazione che non nasce da pruderie nazionalculturali, ma dalla semplice constatazione che nel nostro Paese non si investe nel cinema documentario, ritenuto un genere minore, “barboso”, di scarsa presa. Soprattutto non investono le grandi reti televisive, le uniche a disporre dei mezzi per produrre e dei canali per la messa in onda. Il risultato è che Rai e Mediaset comprano all’estero i passaggi dei documentari che poi ci propongono in qualche impossibile ora del giorno o della notte. Non è un caso che i due film più belli sulla mummia del Similaun – ambedue vincitori alla Rassegna di Rovereto – sono stati prodotti dall’inglese Bbc. Si tratta di produzioni da cinquecento milioni, un miliardo di lire, mentre i nostri registi devono competere con budget di circa un decimo. (Alla fine mi sono dimenticato del nostro cd-rom. Contiene un messaggio prezioso: come si può fare un museo per i cittadini anziché per gli addetti ai lavori. Anche di questo in Italia c’è bisogno).

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”