I segni dell’acqua Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 24 – novembre 1991
pp. 76-77

di Luigi Fozzati

Prima di trasformarsi nel groviglio di asfalto attuale la Pianura Padana vide svilupparsi un’estesissima rete di canali che ha segnato profondamente il paesaggio

Un patrimonio storico-ambientale che ormai sopravvive in antagonismo con le nuove forme della presenza umana

L’archeologia delle acque non è solo archeologia subacquea: è il settore dell’archeologia che si occupa del rapporto tra l’Uomo e l’acqua. Del resto, la stessa archeologia subacquea oggi non esisterebbe se non ci fosse stato un preciso rapporto tra la civiltà dell’Uomo e la civiltà delle acque.

Come già per altri argomenti che abbiamo trattato in questa rubrica, intendiamo offrire la panoramica esaustiva del campo d’indagine dell’archeologia delle acque, sottoponendola poi a periodico aggiornamento.

In questo articolo ci occupiamo di quella che potremmo definire come una sorta di “archeologia dei canali”, dove per canale intendiamo qualunque tipo di alveo artificiale creato dall’uomo per farvi scorrere l’acqua.

È ovvio che sono le medie e grandi pianure a conservare le tracce maggiori di questi interventi antropici, mirati a bonificare, irrigare e creare nuove vie di comunicazione.

Quando l’Uomo ha cominciato a lavorare l’acqua?

Sicuramente già nella preistoria come stanno a indicare, ad esempio, per restare in Italia, le recenti ricerche nelle Valli Grandi Veronesi condotte dall’Università di Padova. La Pianura Padana, prima di trasformarsi in groviglio di asfalto, ha visto svilupparsi una rete di comunicazioni via acqua attraverso la costruzione di canali. Sia le città lungo il Po sia le città prive di corsi d’acqua diedero vita tra il XIV e il XIX secolo a una vera e propria rivoluzione del paesaggio di pianura, talora addentrandosi nello stesso paesaggio urbano. L’archeologia delle acque trova valido sostegno quindi nell’archeologia del paesaggio e, per i periodi più recenti, nell’archeologia industriale.

I segni impressi nel terreno sono netti, così come precisi erano gli scopi per i quali venivano intraprese queste opere: significativo è il sistema dei cosiddetti “navigli” milanesi e pavesi. La città di Milano si trova infatti al centro di uno spazio delimitato da due grandi vie d’acqua, il Ticino e l’Adda. […]