Il villaggio nel cratere Survey geoarcheologico in Turchia

Archeologia Viva n. 24 – novembre 1991
pp. 46-59

di Gian Carlo Zaffanella

Dalla Troade al monte Ararat una spedizione italiana ha attraversato l’Anatolia alla ricerca dei giacimenti di ossidiana e delle altre pietre dure a cui attinsero i più antichi popoli della regione per fabbricare utensili e oggetti ornamentali

Dopo alcune giornate di faticoso viaggio dai vulcani della piana di Konya (Kara Dag e Karaca Dag), dove non abbiamo trovato traccia alcuna della preziosa ossidiana, raggiungiamo il cuore della mitica Cappadocia.

Lasciate alle nostre spalle le straordinarie steppe “africane” dell’altopiano, tra i vasti edifici vulcanici del Karaca Dag e dell’Hasan Dag, il famoso vulcano a due coni immortalato negli affreschi neolitici di Catal Huyuk – una piana maestosa costellata dalla presenza di innumerevoli coni e conetti vulcanici – giungiamo nella splendida vallata “a canyon” di Peristrema o valle di Ilhara, percorsa dalle veloci e limpide acque del fiume Melendiz che poi defluisce verso NW nel vasto bacino acquitrinoso del lago Salato.

Alloggiamo spartanamente presso una famiglia del villaggio di Ilhara, conversando durante la cena con il padrone di casa, a lungo emigrato in Francia, sulle ancora sconosciute potenzialità archeologiche e naturalistiche della zona. Particolarmente vuole narrarci delle chiese paleocristiane sparse un po’ dappertutto nel territorio, specie di quelle innalzate sulle lunari pendici settentrionali dell’Hasan Dag.

La mattina seguente, di buon’ora onde evitare i cocenti raggi solari, ci mettiamo in marcia per andare a esaminare una strana morfologia, avvistata al momento dell’arrivo, poco a nord del villaggio di Selime, ubicato all’imbocco del vallone di Peristrema.

La ricognizione conferma che si tratta di un tumulo funerario di discrete dimensioni, innalzato sopra l’elevata terrazza delimitante la valle del fiume Melendiz e sorto proprio in poszione dominante alla confluenza di due ampie valli. Dall’alto del tumulo avvistiamo in lontananza sull’opposta terrazza fluviale un secondo tumulo, all’incirca delle medesime dimensioni di quello che calpestavamo.

Tornando alle jeep, sulla superficie coltivata della pianeggiante terrazza, raccogliamo un buon numero di strumenti in ossidiana, nella varietà nera lucente e in quella bianco-caffellatte, nonché un magnifico esemplare di bifacciale paleolitico in basalto.

Riprendiamo la strada verso il villaggio di Ciftlik, situato al fondo di un’enorme piana (in passato sede di un lago) circondata da elevate montagne, riconosciuta recentemente quale relitto della più ampia caldera vulcanica dell’intera Cappadocia. […]