Julia Felix: la nave di Grado Le grandi imprese dell'archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 23 – ottobre 1991
pp. 34-49

di Piero Dell’Amico, Luigi Fozzati, Paola Lopreato, Ezio Mitchell ed Edoardo Tortorici

Alla fine del II sec. d.C. una nave oneraria romana naufragò nelle acque dell’Adriatico davanti alla laguna di Grado posandosi su un fondale di quindici metri dove si è conservata con l’intero carico

Per lo scavo e lo studio del relitto al quale è stato dato il nome propiziatorio di «Julia Felix» si impiegano le metodologie più avanzate

Fra le più recenti imprese di archeologia subacquea nel nostro Paese, la scoperta e lo scavo del relitto di Grado rivestono un interesse tutto particolare, non solo per l’importanza storica del ritrovamento, ma anche per la metodologia di intervento, basata sui più moderni concetti di archeologia stratigrafica e sull’apporto massiccio della tecnologia.

L’intervento – a cui la direttrice dei lavori, Paola Lopreato, ha posto il nome beneaugurante di «Julia Felix» – è stato condotto dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Archeologici Artistici e Storici del Friuli-Venezia Giulia, con il coordinamento del Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali; lo stesso Direttore Generale del Ministero, Francesco Sisinni, ha seguito, promosso e indirizzato con grande passione ogni fase dell’operazione.

Il relitto venne individuato nel 1987 dai subacquei di Marano Lagunare

Dopo la tempestiva segnalazione alla Soprintendenza e i primi sopralluoghi, l’importanza della scoperta fu subito evidente: la nave giaceva adagiata sul fondo sabbioso a 15 metri si profondità e a circa 6 miglia al largo dell’isola di Grado; il carico di anfore risultava, benché danneggiato nella arte più superficiale dai ramponi delle barche da pesca, ancora tutto in situ e si segnalava la presenza, soprattutto nella parte prodiera dell’imbarcazione, di uno straoridnario numero di frammenti di vasi vitrei. […]