Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 23 – ottobre 1991

di Piero Pruneti

Una volta tanto dobbiamo parlare bene dello Stato, o meglio di un suo “servizio” che sembra funzionare nel grigio oceano dei “disservizi” in cui anche i Beni Culturali stanno naufragando. Sperando di non doverci pentire in futuro di esserci esposti – perché, come ha già detto qualcuno, a pensare male non si sbaglia mai, mentre il contrario è rischioso – il “Servizio” di cui ci arrischiamo a dir bene è lo STAS (Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea), creato da Francesco Sisinni quattro anni or sono, diretto dall’onesto Werner Johannowsky e affidato alle cure di Claudio Mocchegiani Carpano con la stretta collaborazione di Luigi Fozzati, di Luca Cianfarani e di altri archeologi di numerose soprintendenze che hanno finalmente capito l’insostituibile ruolo dell’indagine subacquea nella lettura storico-archeologica della penisola.

Circondato alla nascita dallo scetticismo generale, ma anche da ironie gratuite (cosa credono di fare questi untorelli…) o, peggio, interessate (se il campo dell’archeologia subacquea non sarà più una libera giungla anche i garibaldini della prima ora dovranno confrontarsi con le strutture), lo STAS ha saputo sviluppare, grazie agli impegni personali – meno ai mezzi, scarsi come al solito –, il proprio ruolo di coordinamento e assistenza tecnica alle soprintendenze nel settore subacqueo.

Dell’attività dello STAS proprio in questo numero pubblichiamo un esempio significativo: lo scavo della «Julia Felix» nelle acque di Grado, dove il “Servizio” sta svolgendo egregiamente la propria funzione di collegamento  fra le diverse entità giuridiche e tecniche, centrali e locali, professionali e volontarie.

Dunque la nave va. Il problema sarà farla viaggiare sempre con l’entusiasmo di questi primi anni, ampliandone le capacità operative, quindi la struttura, dunque la burocrazia, senza cadere nelle secche della fiscalità e dell’autoritrattismo sterile che tanto bene contraddistinguono il funzionamento delle nostre istituzioni.

Affinché ciò non accada è auspicabile che il timone dello STAS rimanga ben saldo nelle mani di chi ha saputo dare alla barca una tanto insolita potenza. Perché è umano che quando una cosa funziona siano in tanti a volerla.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”