La galea di Lazise Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 22 – settembre 1991
p. 79

di Marco D’Agostino e Luigi Fozzati

Sulla nave veneziana affondata nel 1509 nelle acque del Garda si sono svolti lavori preliminari di ricognizione e raccolta prima di dare inizio alla grande impresa del recupero di tutto lo scafo

Nel corso del 1990 ha avuto luogo la prima campagna archeologica organizzata dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto con la finalità di progettare il recupero definitivo del relitto. Il sito – rintracciato dopo la scoperta di Enrico Scandurra negli anni Sessanta dallo STAS in collaborazione con il Nucleo Carabinieri Subacquei di Trieste e Genova – si trova a circa 500 metri al largo del nuovo porto turistico di Lazise (Vr), su un fondale fangoso digradante tra i 24 e i 27 metri.

Il relitto è perfettamente orientato in direzione nord-sud parallelamente alla linea di costa. La natura del fondale ne ha determinato la giacitura doppiamente inclinata lungo l’asse longitudinale e trasversale.

La prima parte dei lavori, eseguita a carattere promozionale, è consistita nell’accertamento dell’attuale consistenza archeologica del relitto ed è stata effettuata da più enti e società sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica del Veneto.

La seconda, affidata a una società specializzata in archeologia subacquea, ha occupato sommozzatori e archeologi subacquei che hanno operato in condizioni particolarmente severe, sia per la profondità, sia per la ridotta visibilità, con turni di lavoro a -27 mrtri anche di 50 minuti, a cui seguivano decompressioni velocizzate in ossigeno a -6 e -3 metri. La consulenza medico-iperbarica è stata assicurata dal dr. Luigi Magno dell’Università di Genova. […]