Gli Italiani in Egitto Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 22 – settembre 1991
pp. 70-71

di Alberto Siliotti

Tutti gli scavi in corso noti e meno noti dei nostri connazionali in Egitto, nella terra dei faraoni

Ecco una mappa ragionata di chi lavora nelle missioni italiane di dove si trovano gli scavi e di cosa si è scoperto finora

Se è vero che Francesi, Tedeschi, Americani e Giapponesi scavano, studiano e restaurano alcuni tra i più importanti siti e monumenti archeologici egiziani, non dobbiamo dimenticare che anche gli Italiani, con mezzi economici e organizzativi notevolmente inferiori, sono presenti con numerose missioni nella “terra dei faraoni”.

Nella maggior parte dei casi l’attività di questi gruppi di lavoro, spesso di grande importanza, è solo oggetto di comunicazioni nei principali congressi egittologici, e quindi è conosciuta solo dagli addetti ai lavori: riteniamo quindi giusto e doveroso fornire ai nostri lettori un panorama aggiornato dei lavori e delle iniziative degli Italiani in Egitto.

Dall’Alto Egitto al Cairo: gli scavi lungo il Nilo in questa regione dell’antico Egitto

Pochi sanno infatti che sono più di una decina le missioni ufficiali attualmente al lavoro dalla regione del Delta fino all’Alto Egitto.

A sud, in Alto Egitto, opera la Missione dell’Università di Roma “La Sapienza” che, sotto la direzione di Sergio Donadoni, ha incominciato a lavorare nel 1964 insieme a numerose équipes di altre nazioni nel quadro della campagna, lanciata dall’Unesco, per il salvataggio dei monumenti nubiani destinati a essere sommersi dalle acque del Nilo in seguito alla costruzione della grande diga di Assuan.

Dal 1969 la  missione dell’Università di Roma ha intrapreso importanti lavori di scavo e restauro in un monumento funerario di grande importanza: la tomba di Sheshonq, un alto sacerdote della XXVI dinastia, dedicandosi a una ricostruzione sia epigrafica che ornamentale.

Sempre a Tebe la missione dell’Università di Pisa diretta da Edda Bresciani ha scavato tra il 1973 e il 1983 l’area del tempio funerario di Thutmosi IV, la tomba del visir Nebneteru, la “casa dei tre forni” e la necropoli ipogea del Medio Regno.

Spostandoci più a nord nel Medio Egitto a Cheiq Ibada, nel sito corrispondente all’antica Antinopoli, la città fondata dall’imperatore Adriano in memoria dell’amico Antinoo, annegatosi tragicamente nelle acque del Nilo, troviamo al lavoro la missione dell’Istituto Papirologico “G. Vitelli” di Firenze diretta da Manfredo Manfredi.

La documentazione raccolta nelle molteplici campagne, che si svolgono con cadenza annuale, permetterà di approfondire le conoscenze sulla vita di questa città, soprattutto per quanto riguarda il suo periodo finale tra il V e il VII sec. d.C.

Inoltre la realizzazione di una carta archeologica del sito, alla quale si sono aggiunti nuovi rilievi della vicina regione di Tuna e Gebel, nota per le sue immense catacombe contenenti mummie di ibis e di babuini – animali sacri al dio Thot – arreca nuovi ulteriori contributi. […]