Contro gli Dei falsi e bugiardi Cristianesimo delle origini

Archeologia Viva n. 22 – settembre 1991
pp. 58-63

di Massimo Centini

Da alcuni sermoni di San Massimo, vescovo di Torino vissuto tra il IV e l’inizio del V secolo, trapela il quadro di una religiosità pagana tenace e persistente nell’Italia nord-occidentale anche quando l’evangelizzazione sembrava ormai compiuta

Secondo la tradizione locale, che perdura fino ai nostri giorni, Costantino, nel corso della sua aspra lotta contro l’oppositore Massenzio, avrebbe combattuto ai Campi Taurinensi, nell’anfiteatro morenico di Rivoli alle porte di Torino: e proprio qui l’imperatore avrebbe sognato la mitica croce luminosa recante la scritta «in hoc signo vinces». Questo importante segno, destinato a lasciare traccia molto profonda nella storia dell’umanità, ha mantenuto nel tempo il proprio significato di mistero e di fede.

E viva è rimasta anche questa tradizione che lo vuole legato alle terre piemontesi e non al Ponte Milvio a Roma, come raccontano i libri di storia. Infatti sul Monte Musine, ai cui piedi si vuole riconoscere il teatro dello scontro tra i due imperatori, si erge tuttora una grande croce in muratura, a memoria di quella battaglia.

Comunque il cristianesimo in terra pedemontana non ebbe vita facile, malgrado l’impegno di numerosi evangelizzatori – la tradizione angiografica individua in San Barnaba il primo evangelizzatore della regione – il sacrificio di un rilevante numero di martiri – basti pensare alla mitica vicenda della Legione Tebea massacrata da Massimino nel 285, la cui memoria è attestata da una pratica devozionale diffusa in tutto l’arco alpino – e una lotta accesa contro forme religiose pagane come il culto dei massi, delle divinità della natura e del pantheon celtico, spesso accomunato a quello latino. […]