Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 22 – settembre 1991

di Piero Pruneti

Delle tante immagini che la preistoria, più di ogni altra età dell’uomo, è riuscita a produrre nella nostra fantasia, una credo che non fosse stata ancora concepita. È la scena del minatore primitivo che sdraiato al buio nel budello di una galleria alta quanto il suo torace, semiasfissiato dalla polvere, scava la roccia con un piccone di pietra – più chiaro è dire battendo la parete con un sasso appuntito – alla ricerca di una varietà preziosa di selce. A tanto la nostra immaginazione non era arrivata e la realtà come sempre ha superato la fantasia.

Sapevamo che la vita dell’uomo preistorico non era facile, ma almeno la pensavamo all’aperto, vissuta pericolosamente fra le grandiose quinte naturali di una natura vergine, tanto più stimolante per noi ultimi distruttori del pianeta. E invece ecco un’équipe dell’Università di Siena mostrarci i neolitici a lavorare in miniera, che è forse la più dura delle attività inventate dall’uomo per la propria sopravvivenza.

L’articolo di Attilio Galiberti che pubblichiamo, oltre che a costituire una inedita documentazione scientifica – si parla nientemeno che della prima miniera d’Europa! – ci offre la sconvolgente scoperta di altre precoci sofferenze da inventariare per la storia dell’umanità.

Gli archeologi, pur trovando già scavato dagli antichi minatori il pauroso labirinto sotterraneo della Defensola, hanno ripercorso quei corridoi strisciando faticosamente sul ventre come loro, con la stessa percentuale di rischio, con gli stessi movimenti obbligati, tanto che è bastato ricalcare le foto dei ricercatori per ricostruire le posizioni di lavoro degli scavatori neolitici. Credo che in questo modo – riscoprendo l’attività quotidiana e rivivendone perfino la fatica – si sia reso giustizia a quegli anonimi topi di miniera di settemila anni fa.

Le ricerche nel territorio di Vieste del Gargano dureranno a lungo: la zona è un groviera di gallerie e la miniera preistoria della Defensola è solo una delle tante. Dovrebbe essere inutile ricordare che l’area riveste un’importanza eccezionale a livello europeo. Tocca ora alla popolazione e agli amministratori locali rendersene conto per appropriarsi di tanta eredità e operare quelle scelte di tutela che nessuno può sottovalutare.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”